ROMA – Ci sarebbe un sospettato per l’omicidio di Flavio Simmi, l’uomo ammazzato il 5 luglio per strada nel quartiere Prati di Roma. Scrivono Federica Angeli e Maria Elena Vincenzi su Repubblica che ci sarebbe un sospettato, tal Musso, e che sarebbe già stato interrogato. Si tratterebbe di un pregiudicato, marito di una donna che aveva denunciato Simmi e altre due persone, accusandole di averla violentata nel 2005.
All’epoca dei fatti, prosegue l’articolo di Repubblica, i tre furono processati ma furono assolti. All’epoca dei fatti il marito della donna era in carcere. Poco dopo la sua scarcerazione, Simmi fu gambizzato ma gli investigatori, secondo Angeli e Vincenzi, non sembra convincere gli investigatori: “non solo perché il sospettato numero uno ha un alibi, che comunque i poliziotti stanno verificando, ma anche perché sono passati troppi anni da quell’episodio”.
Inoltre, spiegano le due giornaliste, “le modalità dell’esecuzione poi non lasciano dubbi sulla “qualità” della mano chflavio e ha deciso la morte di Flavio. Grossa malavita che non si sarebbe mai “sporcata” per vendicare un tradimento coniugale per conto di un piccolo pregiudicato come Musso”.
Ad indicare invece nell’uomo il possibile carnefice è stato invece Roberto Simmi, padre di Flavio, in un’intervista rilasciata al Messaggero: “Negli ultimi tempi avevo raccolto io stesso, per vie traverse, una voce tremenda arrivata dal carcere: tuo figlio sta per essere ucciso. Ho riferito anche questa, ma non è bastato”.
Per Simmi, il figlio “è stato ucciso perché non ci hanno ascoltato. L’avevamo detta e ripetuta quella storia maledetta del falso stupro, la sapevano tutti, dovevano proteggerlo”. L’uomo afferma di aver riferito che “Flavio era minacciato di morte” e che “la gambizzazione era stata solo un avvertimento”.