ROMA – Ci sono mamme hacker che spulciano la cronologia online e papà 007 che si inventano falsi profili su Facebook. I genitori ai tempi di Internet si ingegnano come possono nel mare magnum del 2.0, con un obiettivo: “monitorare” l’attività digitale del figlio per salvarlo dai pericoli della Rete. Genitori spioni o sano controllo della progenie?
“Lo faccio per il suo bene, Internet è pericoloso”, è la giustificazione più comune di mamme e papà in pena per la prole cybernatuta. Certo, la Rete con i suoi Twitter, YouTube, Flickr e chi più ne ha più ne metta, non è rassicurante come il vecchio diario di carta. Il tema, infatti, fa molto discutere negli Stati Uniti, dove un genitore di adolescenti su due dichiara di spiare i propri figli su Facebook, ma preoccupa sempre di più anche l’Italia, dove quasi sette ragazzini su dieci hanno un profilo sul noto social network. La piattaforma inventata da Zuckerberg è la protagonista indiscussa del web, dove i giovani fanno nuove amicizie o si scambiano le foto della gita. Ma secondo l’ultima indagine della Società Italiana di Pediatria, la navigazione nasconde anche diversi comportamenti a rischio: nel 2010 il 24,6% dei minori (contro il 20,7% di un anno prima) non ha esitato a inviare una sua foto a uno sconosciuto.
Così ecco fiorire nuovi strumenti a disposizione dei genitori per sapere cosa guarda il figlio la sera nel privato della sua cameretta (oltre il 20% naviga su Internet prima di andare a dormire) o con chi chatta il pomeriggio: come l’americano Safetyweb.com <http://Safetyweb.com> , un sito che per 10 dollari al mese ti “controlla” l’attività su Internet del ragazzino. «Quest’impennata dell’uso di Internet tra i teenager inevitabilmente chiama in causa la famiglia», ha detto Alberto Ugazio, presidente della Società Italiana di Pediatria, «i nostri dati mostrano che si sta riducendo la coscienza del rischio di alcuni comportamenti e ciò richiama ancora una volta l’attenzione sulla necessità di un ruolo più forte della famiglia e della scuola».
Non tutti gli esperti, però, concordano sul ruolo di genitore-spia: «È un’espressione di insicurezza da parte dei genitori, di fallimento e di non comunicazione pregressa con i figli», chiosa la psicoterapeuta Federica Mormando, «tanto per incominciare sarebbe sufficiente non farli stare chiusi in camera davanti al computer. I ragazzini che occupano la loro giornata in altro modo, ad esempio con attività sportive o musicali, certo non passano ore e ore su FaceBook!».
Eppure non sono pochi i genitori che si improvvisano detective fai da te, o che addirittura si rivolgono alle agenzie di investigazione privata per spiarli. «Molti genitori ci chiedono di testare l’ingenuità dei ragazzi, di valutare quanto potrebbero abboccare a esche esterni», spiega l’investigatrice Miriam Tomponzi, titolare dell’omonima agenzia. Comportamenti apparentemente innocui possono nascondere diverse insidie, avverte l’esperta: «Il problema reale è l’adescamento fisico dei ragazzi, perché tramite i social network è possibile ricostruire la giornata tipo del giovane, capire che scuola frequenta, chi sono i suoi amici, che strada fa per andare a casa». Anche online vale la regola che si raccomandava una volta ai più piccoli di ”non accettare caramelle dagli sconosciuti” perché, conclude l’esperta, «i ragazzi sono abbagliati da chi c’è dall’altra parte, che offre loro di tutto, dai vestiti alle ricariche del telefono».