La Corte ha stabilito che le autorità italiane hanno violato il diritto alla segretezza della corrispondenza dell’ex brigatista mentre era in carcere ed ha disposto che lo Stato italiano versi a Di Cecco 2 mila euro, la metà per danni morali, il resto a copertura delle spese legali sostenute.
Di Cecco fu condannato a 25 anni di reclusione ed ha finito di scontare la pena nel 2008. In particolare, i giudici di Strasburgo hanno rilevato che nonostante con l’introduzione della legge 95 del 2004 venisse esclusa dal controllo la corrispondenza con il proprio avvocato e con organismi come la Corte dei diritti dell’uomo, queste comunicazioni nel caso dell’ex brigatista sono state invece sottoposte al controllo da parte delle autorità penitenziarie.
[gmap]