“Google ci oscura”, la francese 1plusV denuncia le “black list” del motore di ricerca

Google (foto Ap/Lapresse)

PARIGI – Google, plurindagato per abusi. Dopo l’indagine dell’antitrust Usa, per il motore di ricerca più conosciuto al mondo ne è arrivata un’altra, stavolta dalla Francia. E’ una nuova denuncia: “Google ci oscura, abusa del suo potere e della sua posizione dominante”, scandisce la 1plusV, azienda d’oltralpe specializzata nelle tecnologie per i motori di ricerca.

Adesso le sue accuse sono arrivate al Tribunal de Commerce di Parigi, con un danno diretto stimato a 295 milioni di euro. I vertici di 1plusV sono convinti che Mountain View butti fuori i suoi rivali, li escluda dalle ricerche sulle sue pagine, li eclissi dal motore rendendoli praticamente invisibili agli internauti.

Non è la prima volta che l’azienda francese chiede il conto a Google dei “torti” ricevuti: i suoi malumori erano approdati già in Commissione europea. “La nuova denuncia rafforza e completa” la mossa precedente, dichiara il fondatore Bruno Guillard dalla prima pagina del New York Times.

Entro due anni potrebbe arrivare persino una sentenza contro Google che potrebbe vedersi costretta a risarcire in milionate di euro tutti i danni che avrebbe arrecato alla società web francese, ma non solo.

Big G, sottolinea Guillard, ha infranto “sia le regole dell’antitrust Usa che quelle dell’Unione europea”. Come si può davvero provare il danno subìto? 1plusV è riuscita persino a stimarlo in 295 milioni di euro, ma è difficile riuscire a quantificare i problemi e quindi ad ottenere i risarcimenti in tribunale, come ha spiegato Sebastian Peyer, ricercatore al Center for Competition Policy.

Per Guillard però Google userebbe degli escamotage persino malcelati, creando delle vere e proprie “black list”, liste nere di siti da mettere all’angolo. L’obiettivo sarebbe quello di annientare di fatto il loro potenziale, rendendo praticamente impossibile il loro reperimento tramite il motore di ricerca: “C’è chi è costretto a questa condizione anche per quattro anni e anche dopo la ‘riammissione’ nel sistema i danni sono comunque irreparabili”.

1plusV, gestisce tra gli altri il sito ejustice.fr, un motore di ricerca verticale ovvero “specializzato”. Tra il 2007 e il 2010, stando alla denuncia dell’azienda, quasi 30 motori che fanno riferimento a 1plusV sono stati penalizzati anche sul servizio di pubblicità Adsense, visto che sarebbe stato imposto l’uso esclusivo di Google.

“Mountain View ha fatto ricorso a diverse pratiche anticoncorrenziali e ha avuto un comportamento sleale per circa quattro anni, impedendo a 1plusV di generare traffico e attirare inserzioni pubblicitarie”, ha accusato ancora l’azienda in una nota.

Finora però Big G si è sempre difesa, anche dopo che la Federal Trad Commission Usa ha aperto un’indagine, dicendo che: ”Usare Google è una scelta. E ci sono molti altri canali disponibili per accedere alle informazioni: altri motori di ricerca, la navigazione diretta sui siti, le applicazioni mobili, i social network”.

”Riconosciamo che il nostro successo si è tradotto in un maggiore esame. Siamo impegnati a offrire ai consumatori scelte, ad assicurare che le aziende crescano e creino lavoro e a favorire un internet che porti benefici a tutti. Rispettiamo il processo della Ftc e lavoreremo con loro, così come con le altre agenzie, nei prossimi mesi per rispondere alle domande su Google e sui suoi servizi”.

L’indagine della Ftc riguarda la ricerca e la pubblicità di Google, e l’autorità punta ad accertare se Google, a cui fanno capo i due terzi delle ricerche online negli Stati Uniti, abbia orientato i consumatori verso la propria rete di servizi a spese dei rivali.

Intanto il metodo Google non cambia di una virgola: appena inserita una parola, il motore risponde a trentacinque milioni di domande al secondo e per adesso resta ancorata al suo modello di algoritmo che non ha alcuna intenzione di mollare.

Una volta diventato un colosso, Mountain View ha scelto di dirottare le sue forze cercando di difendere la sua roccaforte: ovvero proteggere ogni punto di debolezza del suo algoritmo, mira di molti siti impegnati – a detta di Google – a cercare di manipolare o ribaltare a proprio vantaggio i risultati delle ricerche.

Raffinando il proprio algoritmo lo scopo di Google è quello di evitare che agenti esterni possano influire sul posizionamento dei siti e la loro indicizzazione nelle ricerche.

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luiss_smorgana