NEW YORK – Sembrava il matrimonio del secolo, una sacra e feconda unione tra il più strabiliante miracolo dei new media e una delle più potenti compagnie di Internet. L’acquisizione di Huffington post – il blog di più grande successo della Rete (nel 2008 aveva 22 milioni di utenti al mese) da parte di Aol – il più grande provider internet del mondo, sembrava fatta per fabbricare una corazzata informatica capace di sbaragliare ogni concorrenza e di conquistare ogni mercato.
Le cose per adesso non sono andate come ce lo si aspettava. Il sito dell’Huffington Post continua ad attirare sempre più utenti, grazie al traffico dei siti di Aol che gli viene reindirizzato, arrivando proprio in questi giorni ad un dato mensile di 35 milioni di contatti, superiori perfino al sito dello storico New York Times. Eppure secondo gli analisti malgrado i dati entusiasmanti la situazione industriale del nuovo leviatano della comunicazione telematica potrebbe non essere così rosea come sembra.
Jeff Bercovici, dalle colonne di Forbes, sostiene che le promesse di crescita del manager di Aol, Tim Armstrong, l’artefice dell’acquisto dell’Huffington, potrebbero non essere mantenute da qui al 2013. Nonostante l’aumento dei flussi di visitatori infatti né gli abbonamenti né i ricavi pubblicitari di Aol sono in aumento.
Tim Armstrong è stato chiamato alle redini del provider Internet nel 2009, per rialzare le sorti di una compagnia, che dopo anni di vacche grasse, sembrava sulla via di un’inesorabile declino, iniziato con la disastrosa fusione con il conglomerato Time Warner – fusione conclusasi con il divorzio del 2009, dopo solo otto anni di matrimonio. Una delle prime decisione del nuovo CEO di Aol è stata lanciarsi nell’acquisto, per una cifra vicina ai 350 milioni di dollari, di uno dei siti di giornalismo di maggior successo del mondo, il blog lanciato dalla mondanissima ereditiera e donna d’affari di origine greca, Arianna Huffington.
Fin da subito l’acquisto dell’Huffington Post non è stato un semplice atto commerciale ma piuttosto il frutto di una nuova associazione di intenti. Armstrong si è dimostrato stregato dalle potenzialità della Huffington e il manager di Aol le ha da libertà di manovra assoluta e potenti mezzi.
La giornalista di origine greca è oggi l’editrice di una redazione che supera i 1000 componenti, un numero superiore a quello di venerabili giornali come il Wall Street Journal e Forbes, quando solo qualche mese prima, gli uffici del Huffington Post ospitavano 70 giornalisti.
La nuova configurazione dell’Huffington lascia molti perplessi. Dai ranghi della nuova redazione trapelano malumori riportati maliziosamente dai blog rivali. A causa di un ego ipertrofico e di una smisurata ambizione, Arianna Huffington starebbe mettendo a rischio la fusione con Aol e starebbe preparando l’«implosione» del sito.
L’editrice, da sempre il capo «assoluto» da un punto di vista economico e dei contenuti, non sarebbe in grado di garantire il passaggio del giornale alle nuove dimensione. Il suo temperamento aspro e autoritario le sta creando numerosi nemici all’interno della stessa redazione. Solo per dare un idea del personaggio, si vocifera che negli studios di Hollywood gira un canovaccio del «Diavolo veste Prada» versione Internet 2.0, ovviamente ispirato ad Arianna Huffington, padre padrone del suo giornale.
Con una punta di malignità, il sito Gawker scrive che l’«ex donna mondana, ex ereditiera di un petroliere repubblicano, ex mistica new age, ex politica liberale, attuale editrice Internet ha un vero dono per farsi nemici.» Una lista di «nemici interni» sarebbe stata stilata dalla giornalista e sarebbe alimentata dai suoi più stretti seguaci all’inseguimento delle tracce di dissenso interno.
Quello che è certo è che la Huffington non ha mai lasciato qualcuno intralciare la sua strada e non comincerà ora a scendere a compromessi e a delegare le decisioni, proprio quando tanto potere è nelle sue mani. Solo il tempo saprà dirci se questo atteggiamento autoritario avrà dato i suoi frutti in una congiuntura industriale così delicata.