MANDURIA (TARANTO) – L’unica certezza è il caos: dentro la tendopoli, dove gli immigrati cominciano ad essere impazienti e a reclamare i loro diritti, non comprendendo perché debbano stare rinchiusi da giorni; fuori dalla tendopoli, dove i presidi spontanei di solidarietà si incrociano con quelli di chi protesta per la presenza della tendopoli.
E nel caos le fughe di massa sono diventate la regola: venerdì 1 aprile se ne sono verificate a decine, facendo aumentare il balletto di cifre su quante persone siano fisicamente ospitate nel campo. Arrivano in migliaia, fuggono a centinaia. La tendopoli resterà lì al massimo per un mese ha assicurato al telefono il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al sindaco dimissionario di Manduria, Paolo Tommasino, annunciandogli che sarà a Manduria la prossima settimana dopo un appuntamento politico in Tunisia.
Ma intanto nel campo sono arrivate oggi altre migliaia di immigrati, e la tensione è salita alle stelle. Dalla nave Excelsior, giunta in mattinata nella base navale di mar Grande, sono state sbarcate e trasferite al campo 1.716 persone. Nel pomeriggio ne sarebbero dovute arrivare altre 600, ma in serata gli immigrati erano a ancora bloccati a bordo della nave Catania. Troppa tensione a Manduria.
Si è atteso il buio e poi la decisione che in nottata una parte degli immigrati sarà trasferita, sempre in autobus, nella tendopoli allestita a Palazzo San Gervasio (Potenza), in grado di ospitare 512 persone.
Su disposizioni governative, a Manduria non potranno essere ospitate più di 2.900 persone. Anche se ufficialmente la tendopoli è indicata come un Centro di accoglienza e identificazione (Cai), in realtà oggi era più simile ad un girone dantesco. Il clima si è surriscaldato in coincidenza con l’arrivo di due delegazioni, una del Fli guidata dall’ex ministro Andrea Ronchi e l’altra del Consiglio regionale, che volevano visitare il campo.
L’inspiegabile divieto a giornalisti e cameramen ad accedere all’area della tendopoli è stato subito ‘violato’ al seguito delle delegazioni. Così gli immigrati hanno manifestato tutta la loro tensione. Il grido ‘Liberte” è stato scandito piu’ volte, sul cancello d’ingresso del campo sono comparse lenzuola bianche con le scritte ‘Vogliamo le vostre promesse’ e ‘No alla violenza’.
Tensione durata alcuni minuti, pare acuita anche dal fatto che in mattinata non avevano potuto lasciare il campo neppure gli immigrati che avevano ricevuto l’attestato per l’iter di protezione internazionale e che erano liberi di farlo. C’erano da sistemare i 1.716 immigrati giunti da Lampedusa, e le forze dell’ordine potevano badare solo a questo. Chiuso anche l’ufficio per le richieste di ‘protezione’. Dal primo pomeriggio le fughe di massa dal campo hanno assunto dimensioni incredibili, mentre transitare sulla provinciale Manduria-Oria e’ diventato sempre piu’ difficile. Camion e mezzi edili che entravano nella tendopoli-cantiere si sono mescolati con le camionette di polizia e carabinieri con a bordo gli immigrati rintracciati nelle campagne o nelle stazioni ferroviarie, mentre i forestali a cavallo cercavano di far tornare indietro alcuni fuggitivi. ”Una struttura assolutamente all’altezza della situazione” l’ha definita Ronchi al termine della visita.
”Un campo di tale ampiezza non puo’ garantire i diritti umani” ha commentato l’assessore regionale alle Politiche dell’immigrazione, Nicola Fratoianni, uscendo dalla tendopoli. ”Uno scandalo” ha detto il presidente dei Verdi, Andrea Bonelli, che ha chiesto una riunione del Consiglio d’Europa. Di fronte all’ingresso dell’area della tendopoli ora c’e’ un camper con alcuni cartelli di protesta. Per gli abitanti di Manduria e i paesi limitrofi, tutto questo non e’ altro che ‘Lampedusa 2’.
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