Ciò è possibile attraverso lo studio dei telometri, la regione terminale che si consuma con il tempo. La misura del loro effettivo accorciamento è un’indicazione necessaria ma non sufficiente: gli scienziati hanno infatti scoperto che la loto lunghezza non significa niente. Ben diverso è invece quando sono corti: in questo caso il tempo che resta da vivere risulterebbe essere ancora poco.
Ora si parla di saggiare la condizione delle nostre cellule endoteliali, il serbatoio di tutte le nostre potenziali cellule staminali finalizzate a rimpiazzare le parti usurate del nostro corpo. Gli autori dello studio sono scienziati dell’Università di Lancaster. Secondo loro, in un due o tre anni il metodo da loro sperimentato sarà perfezionato e assolutamente riproducibile.
Edoardo Boncinelli, sul Corriere della Sera spiega come funziona il metodo:
“Per misurarne lo stato, si applica al polso di una persona un generatore di blanda luce laser oscillante che si trasmette per tutto il corpo. Questo esercita su tutte le cellule, ma soprattutto sulle epiteliali, un’azione alla quale quelle devono reagire. Si potrà poi con calma saggiare l’effetto del tutto su queste cellule: se l’effetto è blando e transitorio il corpo è ancora abbastanza giovane; altrimenti sta invecchiando. Il concetto è semplice e tutto sommato ragionevole”.
Resta però senza risposta la solita domanda: vale la pena davvero sapere quanto resta da vivere?