Che fine ha fatto il bavaglio magiaro sul diritto di cronaca? Per qualche giorno le cronache avevano riportato la notizia della appovazione da parte del parlamento ungherese, con il voto della destra , di una legge che ” simpaticamente” molti giornalisti di quel paese e persino alcuni quotidiani internazionali avevano definto ” all’italiana”.
Cosa era accaduto? Il parlamento ungherese, su proposta del presidente Orban, attuale presidente di turno della Unione Europea, aveva introdotto sanzioni pecuniare e carcere per i cronisti e gli editori disobbedienti, quelli che vogliono continuare a dare le notizie e a fare le pulci ai poteri.
Nei bei tempi del regime comunista, non c’era neppure bisogno di leggi, bastava qualche bella bastonata e un pò di lavori forzati.
Passati quei tempi, meglio, molto meglio affidarsi alle norme, alle minacce preventive, e a una autorità nominata integralmente dal governo, al quale affidate la valutazioni sulle eventuali infrazioni e la valutazione sulle notizie atte a turbare ” l’unità nazionale” o a creare turbative ai superiori interessi nazionali.
Con simili criteri in Turchia hanno sbattuto in galera fior di giornalisti e di scrittori e non solo in Turchia. Si trattava e si tratta di espressioni volutamente ambigue da poter utilizzare, sempre e comunque, contro chi rompe le scatole, contro quei ficcanaso che non si limitano a passare le veline di regime.
Contro quella legge bavaglio sono insorti giornali e giornalisti, le associazioni internazionali che si occupano della libertà dei media, e la stesso parlamento europeo ha fatto sentire la sua voce, chiedendo al presidente Orban di fare marcia indietro, di rinunciare ad una legge incompatibile con gli stessi trattati internazionali.
Proprio in queste ore il governo di Budapest, sia pure a fatica, ha annunciato che terrà conto di queste proteste, che modificherà il testo, che cancellerà le norme più discusse e discutibili.
Vedremo se ciò accadrà davvero, ma comunque è una bella notizia per chi, come ha fatto Blitz, ha solidarizzato con quelle proteste e ha sentito come propria l’indignazione di chi non vuole vivere imbavagliato, assordato, accecato.
Naturalmente è una bella notizia per chi, anche in Italia, continua a battersi contro la legge bavaglio e contro il giro di vite nuovamente annunciato dal presidente del consiglio.
Nei giorni scorsi il ministro Frattini ha annunciato che chiederà alla corte internazionale per i diritti umani di esprimersi sulla ” persecuzione giudiziaria” in atto in Italia contro Berlusconi, purtroppo non ha ancora trovato il tempo di scrivere la sua denuncia.
Invece di imbarcarsi in una impresa quasi disperata, il ministro si procuri una rassegna stampa, si documenti sulla vicenda ungherese e consigli all’amico Silvio di lasciar stare di non esporsi alla ennesima figuraccia internazionale, anche perchè i giudici di Strasburgo non guardano e non leggono giornali di famiglia e, almeno con loro, il metodo Boffo rischia di non essere efficace…