I medici la definiscono una “bimba tosta”, e tosta deve esserla davvero Marisol, nata prematura, in ambulanza, perchè la sua mamma è rimasta vittima di un incidente stradale. In quell’incidente la sua mamma è morta, e ora suo padre, i suoi nonni, si trovano nella tragica situazione di celebrare il funerale di una ragazza di 22 anni, e di gioire, in qualche modo, per questa nuova vita.
Marisol a quanto pare risponde bene e in fretta alle cure. Dicevano che poteva avere dei problemi: è rimasta qualche minuto senza ossigeno mentre nasceva, proprio nel momento in cui sua madre invece moriva. Invece no, lei adesso muove le gambe e le mani e reagisce agli stimoli. Una forza della natura, venuta al mondo con il migliore augurio che una madre può fare a sua figlia: prima di morire Maria Soraya avrebbe detto ai medici: salvate mia figlia.
A Marisol era stata staccata lunedì la respirazione artificiale. “Diciamo che è una tipetta tosta, che ci ha messo molto del suo – dice Mario Barbarini, direttore del reparto di patologia neonatale – Quello che possiamo dire ora è che Marisol avrà un futuro. Per una persona che non conosce quanto è successo, ora sembra una bambina che dorme tranquilla”.
Sono stati i medici del 118, a decidere il drammatico parto cesareo in ambulanza la scorsa settimana. Da allora la bimba è stata messa in condizioni di ipotermia, per verificare che rispondesse agli stimoli neurologici; quindi, con il passare delle ore, la speranza ha cominciato a farsi concreta. Marisol è stata portata a una temperatura corporea normale e ha risposto positivamente allo sbalzo. Lunedì la decisione di staccare la respirazione artificiale e l’attesa di 24 ore prima di poter dire che non è più in pericolo di vita.
“Ora è una bambina come le altre in terapia intensiva, è presto per dire se il modo drammatico in cui è nata possa avere conseguenze a livello neurologico, ma quello che ora possiamo dire – ribadiscono i medici – è che avrà un futuro”. Lunedì una mamma rimasta anonima le ha portato in reparto un carillon di peluche che raffigura un animaletto e suona tirando una cordicella. Il nonno paterno, Salvatore Lunetta, è stato l’unico in famiglia a vederla in ospedale: “È stata la gioia più grande che Dio poteva darmi – commenta – Nel dolore, questa è stata una grande gioia. Vederla respirare da sola, muoversi, è stato quasi come rivedere Soraya (la madre di Marisol, ndr). Lei era una ragazza splendida, solare, si dava da fare per tutti”. Mercoledì a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, i funerali della donna . “E’ un pò come se Maria Soraya continuasse a vivere in Marisol”.