Il risultato è che i dottori dispensano spesso farmaci solo per non rischiare e non dover stare a sentire i pazienti. Sarà che siamo un popolo di ipocondriaci, sarà che abbiamo la querela facile ma i dottori, di finire alla sbarra non hanno voglia. La filosofia, quindi, diventa quella di prescrivere un farmaco, magari leggero, di quelli che “comunque male non fanno” e prescrivere analisi a pioggia.
Tecnicamente si chiama “medicina difensiva”. Nome sbagliato che dà adito a una serie di equivoci: non difende il paziente, riempito di medicinali che non servono ed assecondato nelle sue paure più profonde e irrazionali e non difende, nella sua autostima e professionalità, il medico. Infine, e non è un dettaglio, non difende i contribuenti visto che analisi e farmaci li paghiamo noi.
I risultati di una ricerca condotta dall’Ordine dei medici di Roma parlano chiaro: il 78% dei medici ha paura di essere denunciato e solo il 6% considera nullo il rischio di querela. Di conseguenza, almeno il 70% dei professionisti, prima o poi, ricorre alla prescrizione cautelativa. E ad aver paura, sono soprattutto i più giovani. Le cifre dello spreco fanno riflettere: sempre secondo l’indagine, infatti, sono circa il 21% le prescrizioni puramente “difensive”.
Discorso simile anche per i ricoveri ospedalieri: un medico su due li richiede per “non correre rischi”. E che la considerazione della propria professionalità non sia sempre al top lo mostra anche un ultimo, significativo, dato: il 73% dei medici si cautela con un assicurazione personale. Sbagliare il meno possibile, insomma, cercando di non pagare niente.