Melania, interrogatorio fiume per il marito: otto ore in caserma

ROMA – E’ durato poco meno di otto ore l’interrogatorio di Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea, la donna brutalmente assassinata lo scorso 20 aprile in un bosco in provincia di Teramo.

Parolisi, non assistito da nessun avvocato, ha lasciato poco dopo l’una del mattino di mercoledì 11 maggio la caserma di Castello di Cisterna (Napoli) dove è stato interrogato dal  pm Umberto Monti.  Prima di entrare a Castello di Cisterna, Parolisi è stato per una quarantina di minuti nella caserma di Somma Vesuviana (Napoli).

Parolisi e’ finito nell’occhio del ciclone soprattutto dopo le rivelazioni di una sua ex allieva del 235/o Rav Piceno di Ascoli, Ludovica P., 27 anni, con cui l’uomo ha avuto una relazione extraconiugale. La giovane ha parlato di un rapporto durato due anni, e che sarebbe andato avanti con incontri clandestini e contatti telefonici (lui con un cellulare dedicato, intestato però a un amico) anche a ridosso della scomparsa e dell’uccisione di Melania. La soldatessa è ora in licenza per evitare il clamore mediatico.

Parolisi e’ entrato martedì pomeriggio intorno alle 16 nella caserma di Somma Vesuviana, paese della Rea, insieme ai parenti. Poco più tardi, a bordo della sua auto, una Renalt ‘Scenic’ scura, è ripartito, scortato da due auto dei carabinieri, e si è trasferito nella caserma di Castello di Cisterna. Con lui, anche i genitori e il fratello di Melania. Tutti sono stati sentiti per precisare alcuni aspetti delle dichiarazioni rese subito dopo il ritrovamento del cadavere. Il militare deve rendere conto di frasi e circostanze poco chiare, di alcune piccole e grandi bugie che, pur non facendo di lui un assassino, di certo hanno gettato molte ombre sulla sua immagine di marito irreprensibile. E allora si ritorna a parlare di dove si trovavano moglie e marito il 18 aprile, quando Melania è scomparsa a Colle San Marco (Ascoli Piceno). Si continuano a studiare i tabulati telefonici e le celle.

Lavoro non facile poiché fra Ripe di Civitella e Colle San Marco, distanti in linea d’aria pochi chilometri, c’è una confluenza di celle telefoniche che non agevola il lavoro degli investigatori, un po’ come gia’ avvenuto per il caso dell’omicidio di Rossella Goffo, ritrovata cadavere proprio a Colle San Marco lo scorso 5 gennaio. Si tornera’ a indagare ancora sul corpo di Melania, su quelle 9 ferite post mortem per cercare di capire quando sono state inferte dall’assassino, quanto tempo cioe’ era passato dal momento del decesso causato dalle precedenti 23 coltellate.

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Emiliano Condò