Melania, chi ha riacceso il cellulare? Finita seconda autopsia, presto il funerale

Melania Rea (foto LaPresse)

ASCOLI – Si sgonfia la pista dell’anello e scoppia il caso del cellulare. Le indagini sulla morte di Melania Rea, la donna di 29 anni brutalmente assassinata nei boschi in provincia di Teramo, continuano ad offrire elementi nuovi ma nessuna pista concreta.

Giovedì, ad animare la giornata, era stata la notizia del ritrovamento dell’anello di Melania, diversi giorni dopo il delitto. Notizia smentita seccamente dagli investigatori per bocca del colonnello dei carabinieri di Ascoli Piceno Alessandro Patrizio. L’anello, infatti, è stato sì ritrovato, ma subito dopo il delitto (il 20 aprile)  e non ieri.

A far riflettere gli investigatori, invece, è il giallo del cellulare di Melania. Il telefono, infatti, ha regolarmente squillato (a vuoto) fino alle 19 del giorno della scomparsa. Quindi il silenzio. Fino alla mattina successiva, quando ha ripreso a funzionare. Qualcosa, evidentemente, non torna. Melania era già morta e stando così le cose, l’unica parziale spiegazione possibile è che qualcuno (l’assassino?) sia tornato nei pressi del corpo e abbia riacceso il cellulare. Anche perché, in caso contrario, la batteria avrebbe dovuto esaurire la carica.

Le indagini, insomma, proseguono. Quello che mancano sono gli indagati. Gli investigatori continuano infatti a parlare ore e ore con il marito di Melania, Salvatore Parolisi. Quello che filtra è che, per ora, i racconti del militare siano giudicati attendibili e che l’uomo è formalmente “parte offesa” nell’indagine e non figura tra i sospettati,

Sul corpo di Melania, nel frattempo, i medici hanno terminato anche la seconda autopsia. Una la domanda centrale: sulla donna l’assassino ha infierito con altre coltellate anche dopo la morte? Terminate le nuove analisi, il corpo di Melania può finalmente tornare ai parenti per il funerale.

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Emiliano Condò