Palermo. Mariti facevano prostituire mogli, arrestata casalinga-maitresse

Si chiude il cerchio intorno ai due mariti di Misilmeri accusati di aver organizzato un giro di prostituzione fra Palermo e Cefalù, incontri con le proprie mogli mentre loro badavano ai figli. Una operazione che i carabinieri avevano portato a termine lo scorso 1 aprile.

Le indagini, intanto, sono andate avanti fino a quando i carabinieri di Cefalù hanno arrestato una casalinga G. L., di 47enne. Per la donna, che i carabinieri non esitano a definire una vera e propria “maitresse”, l’accusa è di favoreggiamento alla prostituzione. A far scattare il campanello d’allarme le numerose denunce anonime arrivate al 112 dei carabinieri di Cefalù, da parte di cittadini che avevano notato un insolito via vai di persone, aggirarsi nei pressi di una abitazione in un vicoletto nel cuore del centro storico della cittadina normanna.

Da qui una serie di servizi di osservazione che ha permesso di accertare, nell’abitazione indicata, un notevole movimento di uomini. L’indagine, andata avanti per circa un mese ha consentito di appurare, anche tramite l’aiuto di intercettazioni e appostamenti che la donna, non solo aveva personalmente stipulato il contratto di affitto relativo a quell’abitazione, ma che in quella casa faceva prostituire una giovane donna palermitana.

Dalle intercettazioni telefoniche è emerso che era proprio la 47enne palermitana ad aver pubblicato alcuni annunci sui giornali il cui tenore faceva ben intendere che venissero offerte prestazioni sessuali come ad esempio quello che recitava: “Cefalù. Novità nuovissima massaggiatrice appena arrivata riceve solo per pochissimi giorni”.

Ed era sempre la stessa maitresse a rispondere al telefono nonché ad accogliere i vari clienti, enunciando loro le tariffe in base ai tipi di prestazione richiesta, tariffe che andavano dai 50 ai 150 euro per ogni cliente e che gli orari in cui le prestazioni iniziavano e finivano erano, rispettivamente dopo le 8 e mezza del mattino fino a mezzanotte.

La maitresse, in base a quanto è emerso dal racconto dei numerosi “clienti” ascoltati dai carabinieri, in alcuni casi rimaneva ad assistere alla consumazione dell’atto sessuale, in altri, all’interno di una stanza attigua alla camera da letto, dove la 33enne ed i vari clienti si appartavano.

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Alberto Francavilla