Moratti, detective mascherato, non vede le Mani Nere sulla città

La Moratti con Berlusconi al premio "Grande Milano"

Letizia Moratti, detective mascherato, non vede le “Mani Nere” sulla città. Mani nere, grandi e lunghe mani nere a soli quattro chilometri in linea d’aria da Piazza Duomo. “Se si fosse fatta una bonifica dell’area Montecity-Rogoredo si sarebbero dovuti spendere 400/500 milioni di euro e invece per rendere gli investimenti convenienti è necessario ci sia un ritorno economico finanziario”.  Così Giuseppe Grossi “imprenditore delle bonifiche ambientali” si giustifica, anzi spiega davanti al pubblico ministero che indaga sull’avvelenamento di un pezzo di Lombardia sulla porta di casa di Milano. “Spiega” che se si fosse bonificato per davvero e non per finta chi doveva costruire case e uffici su quell’area non avrebbe guadagnato quanto “necessario”. Quindi lui non bonificò, mica poteva buttare 400/500 milioni di euro.

Qull’area, dove una volta c’erano impianti chimici e siderurgici (Montedison-Redaelli) era stata comprata nel 1998 dal gruppo Risanamento (maligna ironia anche nel nome dell’impresa) di Corrado Zunino. Erano 200mila metri quadrati che dovevano diventare una città in miniatura con appartamenti da vendere a prezzi fino ad ottomila euro a metro quadro. Sono 200mila metri quadri “nelle cui acque sottostanti ci sono in concentrazioni anche notevolmente superiori ai limiti massimi di legge, tutte pericolose per l’uomo sostanze cancerogene, cadmio, cloro esavalente, tricloroetilene…molto tossiche, mettono a rischio la fertilità umana, possono provocare danno ai bambini non nati…”. Così si legge nella relazione che accompagna i mandati di indagine sulla banda delle Mani Nere: Giuseppe Grossi, già a suo tempo arrestato per false fatturazioni, Claudio Tedesi detto “il re delle verifiche” ambientali in Lombardia, nel senso che tutto passava dalle sue mani, i soldi soprattutto. Ed Ezio Strega, Silvio Bernabè, Vincenzo Bianchi, Bruno Marino, Alessandro Bianchi. Cioè aziende di bonifica e aziende di costruzione. Le prime facevano finta di bonificare, le altre scavavano e costruivano su terreni che sapevano “infetti”. Solo così era un vero “affare”. L’affare è andato avanti per sette anni, la banda delle Mani Nere è stata operativa dal 2003 e in sette anni nessuno della Provincia, della Regione e del Comune ha controllato se quelle bonifiche venissero fatte o no.

La Moratti, come racconta ad un settimanale, era altrimenti impegnata: insieme al figlio Gabriele più e più volte si travestiva per andare in incognito nelle zone della “droga e prostituzione”. Per rendersi conto e poi agire. I due nella loro missione di ricognizione mascherata avranno potuto niente meno scoprire che c’è il sesso a pagamento e lo spaccio. Se “fortunati”, potevano anche imbattersi in un furto d’auto o di appartamento in diretta. Nozioni fondamentali per garantire sicurezza, nozioni non acquisibili senza la ricognizione mascherata. Non c’era il tempo di perder tempo a scrutare in ufficio carte e documenti sulle bonifiche finte. Come accorgersi? Stavano solo tirando su una piccola città e un grattacielo di milioni di euro. Altro che burocratico controllo sugli avvelenatori della terra, la Moratti era in pattuglia notturna sul territorio.

Solo la Moratti non ha visto? No, in Lombardia i governi locali hanno l’occhio assai miope. A Como hanno costruito l’ospedale sopra discariche abusive di amianto ed Eternit. E così il cantiere della strada statale dello Stelvio, l’area ex Ansaldo, la zona del Portello, il tratto Airuno-Asmate della ferrovia Milano-Lecco. Lo raccontano ai magistrati i camionisti che scaricavano l’amianto. Era un “affare” della Perego, l’azienda infiltrata, anzi posseduta dalla ‘ndrangheta lombarda. Ma nessuno sapeva e controllava: che la Moratti non fosse la sola ad andare di notte in ronda alla scoperta vigile di prostitute e drogati, loro sì i veri, ignoti, minacciosi, pericolosi spargitori di veleno nelle viscere della terra, nell’acqua che si beve e nella salute dei lombardi.

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Mino Fuccillo