Se Saviano aveva insinuato il dubbio nel suo monologo tv, la Direzione investigativa antimafia chiarisce: nel nord Italia e soprattutto in Lombardia ci sarebbe una ”costante e progressiva evoluzione” della ‘Ndrangheta che, ormai radicata da tempo su quei territori, ”interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi”. E’ quanto sottolinea l’ultima relazione della Dia consegnata al Parlamento e relativa al primo semestre del 2010.
Non ci sono nomi, nessun riferimento al leghista beccato con il boss e nemmeno alle dichiarazioni dell’autore di Gomorra, ma si legge della ”consolidata presenza” in alcune aree lombarde di ”sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta” che ha ”influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi”. La relazione sottolinea il ”coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede ad impegni assunti con talune significative componenti, organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti ed assestato oblique vicende amministrative”.
Per penetrare nel tessuto sociale, le cosche – che in Lombardia godono di una certa autonomia ma dipendono sempre dalla ‘casa madre calabrese come ha dimostrato l’inchiesta ‘Crimine’ che ha ricostruito l’organigramma della ‘Ndrangheta – si muovono seguendo due filoni: ”quello del consenso e quello dell’assoggettamento”.
Tattiche che, sottolineano gli esperti della Dia, ”da un lato trascinano con modalita’ diverse i sodalizi nelle attivita’ produttive e dall’altro li collegano con ignari settori della pubblica amministrazione, che possano favorirne i disegni economici”. Con questa strategia, e favorita da ”una serie di fattori ambientali”, si consolida la ”mafia imprenditrice calabrese” che con ”propri e sfuggenti cartelli d’imprese” si infiltra nel ”sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti dell’edilizia privata” come il ”multiforme compartimento che provvede alle cosiddette ‘opere di urbanizzazione’.”
Secondo la Dia dunque, si assiste ad un vero e proprio ”condizionamento ambientale” da parte della ‘Ndrangheta che e’ riuscita ”a modificare sensibilmente le normali dinamiche degli appalti, proiettando nel sistema legale illeciti proventi e ponendo le basi per ulteriori imprese criminali”.
E la penetrazione nel sistema legale dell’area lombarda, e’ favorita, dice la Direzione investigativa antimafia, da ”nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacita’ di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al massimo ribasso” nelle gare d’appalto e la ”decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”.