ROMA – Tutti giornali italiani titolano: “ProPublica” segna la svolta nel mondo del giornalismo, è il primo giornale solo online ad aggiudicarsi un premio Pulitzer. In affetti al portale online è andato il premio per la categoria “National Reporting” ritirato da Jesse Eisinger e Jake Bernstein per la serie di articoli sul mondo della finanza, “The Wall Street Money Machine”. Ma non è la prima volta che lo stesso sito vince il premio più ambito del giornalismo. Già l’altr’anno, infatti, ProPublica vinse il Pulitzer. Tema dell’inchiesta, realizzata in collaborazione con il magazine del New York Times: il lavoro dei medici di un ospedale di New Orleans, isolato dall’alluvione provocata dall’uragano Katrina. Forse i giornali italiani hanno dimenticato questo “piccolo” particolare.
Tornando ai premi Pulitzer di quest’anno, nessun premio è stato assegnato per la sezione “Breaking News Reporting” che vedeva finalisti il Chicago Tribune, The Miami Herald, El Nuevo Herald e The Tennessean.
Pochi premi per i colossi della carta stampata. Il New York Times ha visto vincere il suo commentatore economico, David Leonhardt, e, nell’ambito del giornalismo internazionale, i suoi inviati in Russia Clifford Levy e Ellen Barry per i servizi realizzati dalla Russia. Il Wall Street Journal ha avuto il suo primo riconoscimento da quando è di Rupert Murdoch: premiato Joseph Rago, che ha firmato alcuni editoriali sulla riforma sanitaria voluta dal presidente Usa Barack Obama. Carol Guzy, fotografa del Washington Post, ha siglato il record nella storia del Pulitzer: è la prima giornalista al mondo ad essersene aggiudicati quattro.
Sono state le immagini del terremoto di Haiti a farle conquistare quest’anno il riconoscimento, che ha condiviso con Nikki Kahn e Ricky Carioti. Tra i grandi nomi anche il Los Angeles Times, premiato nella categoria del giornalismo di servizio pubblico e in quella della fotografia. A completare la rosa dei premi giornalistici, molte testate più piccole: il Milwakee Journal Sentinel per gli approfondimenti (firmati da Mark Johnson, Kathleen, Gallagher, Gary Porter, Lou Saldivar e Alison Sherwood); il Chicago Sun-Times per la stampa locale (ritirato da Frank Main, Mark Konkol e John J. Kim); il Sarasota-Herald Tribune nel campo del giornalismo investigativo, il Denver Post per il giornalismo a fumetti (assegnato a Mike Keefe) e il Boston Globe per la critica (andato a Sebastian Smee), mentre il miglior articolo in assoluto è stato firmato da Amy Ellis Nutt dello Star Ledger di Newark.
La premiazione comprende anche sette categorie nel mondo delle arti: Kay Ryan si è imposta per la poesia con “The Best of it: New and Selected Poems”; Jennifer Egan per la fiction con “A Visit from the Goon Squad”; Bruce Norris per il teatro con “Clybourne Park”; Eric Foner per la storia con “The Fiery Trial: Abraham Lincoln and American Slavery”; Ron Chernow per le biografie con “Washington: A Life”; Siddharta Mukherjee per la saggistica con “The Emperor of All Maladies: a Biography of Cancer” e Zhou Long per la musica con “Madame White Snake”.