La gara per trovare gli sponsor si è rivelata un flop e per il restyling del Colosseo Diego Della Valle è rimasto il solo finanziatore. Niente di fatto la cordata di imprenditori al suo seguito si è sciolta perché “i pochi candidati che si sotto fatti sotto sono risultati infatti inadeguati al compito”, scrive Paolo Berizzi su Repubblica.
Per il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi l’impresa di restauro con i soldi privati è un “modello da applicare anche ad altri monumenti del nostro Paese”. Eppure per ora è tutto fermo. Il segretario generale Roberto Cecchi ha detto: “Le offerte pervenute si configurano come non appropriate. Da questo momento l’amministrazione porterà avanti una fase di procedura negoziata”. Per la Uil Beni Culturali “la commissione che doveva esaminare le domande del concorso internazionale, composta da 5 persone, non si è mai riunita. Ciò che meraviglia è il fatto che il bando sia scaduto da un mese e non si proceda ad alcuna comunicazione”.
Diego Della Valle secondo il Sole 24 ore vorrebbe finanziare con 23 milioni il restauro dell’anfiteatro Flavio tutto da solo. Ma l’imprenditore ha un dubbio su quanto deciso dal commissario per l’area archeologica centrale di Roma: “lo sponsor ci mette i soldi e fa eseguire sotto la sua responsabilità anche i lavori da una società specializzata in restauro che opererà però sotto il controllo della Soprintendenza (spetta a architetti e archeologi dello Stato la scelta, ad esempio, di una terna di direttori dei lavori). Ma studi di fattibilità, cantiere a norma, cronoprogramma ed eventuali penali in caso di mancata consegna, sicurezza per un restauro da eseguire “dal vivo” (il Colosseo non deve chiudere mai: porta 35 milioni l’anno nelle esangui casse della Soprintendenza statale), sono ritenuti dall’industriale marchigiano un impegno innaturale per la sua impresa”, spiega Repubblica. Cosa farà allora Della Valle se non cambieranno le condizioni?