ROMA – Roberto Saviano tira in ballo il fango, la battaglia antimafia e i lettori giovani per difendere Gianni Riotta, che ha appena lasciato la direzione del Sole 24 Ore. Anche in questo caso però sembra che l’autore di Gomorra non ha raccolto molti consensi, anzi c’è pure chi lo smentisce, smontando le sue dichiarazioni come Nicola Borzi, editorialista ed ex membro del Comitato di redazione del Sole 24 ore.
Secondo quanto leggiamo sul Fatto quotidiano scomodare antimafia e fango sarebbe stato un po’ esagerato. Ecco cosa ha detto Saviano: “Mi dispiace molto che Riotta abbia deciso di lasciare il Sole 24 Ore perché la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia che una parte responsabile di Confindustria aveva deciso di combattere. Un giornale che era riuscito a far arrivare ai lettori giovani le argomentazioni spesso non facili dell’economia e della finanza. Il fango insinua che con la direzione Riotta il Sole perdeva copie, la verità è un’altra e basta vedere i dati reali: in Italia fare il giornalista è un mestiere pericoloso se si vuole essere liberi e senza condizionamenti. La libertà dei giornalisti è sgradita al potere politico”.
Borzi smonta lo scrittore così: “Non apprezzo per nulla invece Roberto Saviano quando, nella foga di dimostrarsi maître à penser all’altezza di tutte le questioni, si imbarca in discussioni e polemiche su argomenti dei quali non ha alcuna informazione diretta. Le dichiarazioni di Saviano sulla passata direzione del “Sole 24 Ore” per mano di Gianni Riotta certificano la sua totale ignoranza su quanto è successo nell’ultimo biennio nel quotidiano dove lavoro. Saviano ha affermato all’Ansa che “la direzione” di Riotta “ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia”. Purtroppo per lo scrittore la sua eccessiva vicinanza a Riotta nuoce alla sua obiettività e distorce la prospettiva con cui racconta i fatti”.
Il giornalista del Fatto Carlo Tecce poi punta l’attenzione su un ricordo che riferisce Borzi, ovvero quello legato a un’intervista di Giuseppe Oddo all’ex banchiere palermitano Giovanni Scilabra che negli anni ’80 incontrò Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri che avrebbero chiesto “prestiti per un imprenditore brianzolo Silvio Berlusconi”.
L’ex sindacalista spiega come quell’intervista venne rifiutata da Riotta e poi andò invece a finire sul Fatto quotidiano.