Sole senza macchie: primo segnale di minima attività?

Sole senza macchie: primo segnale di minima attività? (Credit Photo: Nasa/Sdo)

ROMA – Immaginate la superficie del Sole senza macchie. Per la prima volta dopo mesi il Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa ha scattato una foto del Sole in cui appare tranquillo e dalla superficie praticamente immacolata. Si tratta di un primo segnale che il Sole ha iniziato a rallentare la sua attività e si prepara ad entrare nel periodo di minima attività solare. Il nostro astro infatti segue un ciclo che si alterna tra picchi di massima e di minima attività e che varia ogni 11 anni.

Il ciclo del Sole viene misurato proprio attraverso la presenza, o meno, di macchie solari sulla sua superficie e Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell’università di Trieste, ha spiegato che le macchie compaiono in maniera ciclica e più o meno intensa sulla superficie solare. Questo ciclo dura circa 11 anni ed è il periodo che intercorre tra un periodo di minimo dell’attività solare e il successivo.

Secondo gli esperti il prossimo minimo solare dovrebbe arrivare tra il 2019 e il 2020, ma prima ci saranno molti periodi senza macchie, che possono durare giorni ma anche settimane o mesi. Che ci siano meno macchie e che l’attività sia più bassa però, ha osservato Messerotti,

”non vuol dire che il ‘meteo spaziale’ sia più tranquillo”.

Quando il Sole ha un’attività minima, ha spiegato, il flusso di particelle emesse dalla nostra stella (vento solare) è meno veloce e meno denso e non ‘scherma’ il Sistema Solare dai raggi cosmici fatti di particelle molto energetiche. Di conseguenza, queste particelle riescono a penetrare più facilmente nel Sistema Solare e se colpiscono la Terra possono creare problemi ai satelliti e ai sistemi di comunicazione, proprio come fanno gli sciami di particelle solari emessi durante le eruzioni che avvengono nei periodi di massima attività.

Nel periodo di minima attività, inoltre, come è accaduto nei giorni scorsi, ha aggiunto Messerotti

“è più probabile che si formino i buchi coronali, che sono regioni molto ampie nelle quali le linee del campo magnetico si estendono nel mezzo interplanetario accelerando la velocità del vento solare”. In pratica è ”come avere un irrigatore da giardino rotante che se colpisce la Terra può generare tempeste magnetiche con conseguenze su sistemi di comunicazioni e satelliti”.

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