Strage Erba, “Rosa e Olindo colpevoli!”: Castagna confuta le tesi della difesa

Rosa e Olindo (foto LaPresse)

MILANO – Giuseppe Castagna non ci sta. A poco più di due settimane dal processo in Cassazione a Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per l’eccidio in cui l’11 dicembre del 2006 a Erba (Como) furono uccise cinque persone, prende carta e penna e affida gli organi di informazione un memoriale per cercare di smontare quanto sostenuto dai difensori e anche da una ”campagna mediatica” innocentista a cui non è estraneo neppure Azouz Marzouk, il tunisino ex marito di sua sorella Raffaella, morta nella strage. Castagna così passa in rassegna i dubbi sollevati dalla difesa.

LE CONFESSIONI – ”Non credo assolutamente alla barzelletta delle confessioni estorte, non viviamo in un paese sud americano negli anni 70 – scrive Castagna – e i coniugi Romano non sono affatto i due poveri sprovveduti che la difesa vuol dipingere”. Confessioni poi ritrattate, che per Castagna sono ”dettagliate e sovrapponibili” in cui ”bastano pochissimi punti per essere certi. Ad esempio la descrizione della ferita sulla coscia della signora Cherubini fatta da Rosa o le coltellate con una piccola lama riscontrate anche dal consulente della difesa professor Torre che coincide con quanto dice Olindo, il quale si rammarica per la rottura del coltellino ricordo d’ infanzia”.

I ‘PIZZINI’ DI OLINDO: per Castagna ”seminare dubbi, caos e incertezze nella stampa che ci è contro oltre gli imbecilli colpevolisti”, scrive in alcuni ‘pizzini’ sulla Bibbia che aveva in carcere tra cui, sottolinea, uno ”smentisce l’ estorsione delle confessioni e le pressioni psicologiche fatte dagli inquirenti che sarebbero partite dal Maresciallo Finocchiaro come disse Olindo dopo la sua ritrattazione”.

IL SUPERTESTIMONE FRIGERIO – Mario Frigerio, vicino di casa delle vittime che nell’eccidio perse la moglie, Valeria Cherubini, e che sopravvisse alle ferite dichiaro’, ricorda ancora Castagna:”Sono arrivato sul pianerottolo della finestrella e da lì si vede la porta della signora Castagna peròera chiusa, c’ era fumo ma vedevo benissimo. Dopo, facendo un tre o quattro gradini, all’ incirca, mi si è aperta la porta ed è apparsa questa persona che l’ ho riconosciuto, infatti io sinceramente ero andato un po’ in fiducia, perché ho detto se c’e’ qua lui”. E ‘lui’ era Olindo, ribadì’ nel processo Frigerio la cui testimonianza è stata messa in dubbi dalla difesa.

SANGUE DI UNA VITTIMA SULLA SEAT DI OLINDO – In aula la difesa ha tentato di spiegare la presenza di una macchia di sangue di Valeria Cherubini: poteva essere portata involontariamente da uno dei carabinieri che indagavano oppure portata sull’ auto dai coniugi dopo che avevano calpestato il sangue rimasto anche dopo la notte della strage nel cortile di via Diaz. Se fosse vero – annota Castagna – quella traccia di sangue avrebbe dovuto presentare chiari segni di degradazione del Dna perche’ sarebbe stata esposta a piu’ fattori di degrado come l’ abbondante acqua dei pompieri riversata in quella corte. Invece la traccia rinvenuta sull’ auto di Olindo Romano e’ stata classificata come traccia di alta qualità.

LE INDAGINI A SENSO UNICO, PISTE ALTERNATIVE Alla luce dell’ infamante attacco fatto nei nostri confronti, in particolare verso mio fratello – scrive- non nascondo che avrei desiderato che si fossero fatte molte piu’ indagini sulla famigerata pista famigliare, ad avviso della difesa non sufficientemente battuta, il sospetto, anche se arrivasse da una sola persona, e’ un ulteriore peso che non avremmo mai voluto sopportare.

LA CONCLUSIONE DI CASTAGNA: ”Non credo e non riusciro’ mai – conclude la sua lunga lettera – a credere che esista una qualsiasi persona che a vario titolo abbia seguito questa vicenda realmente convinta dell’ innocenza di Olindo e Rosa”.

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Emiliano Condò