Tabulati Telecom e cause di divorzio: indagati dal 2009 Tronchetti Provera e Buora

Marco Tronchetti Provera

Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, rispettivamente ex presidente e vicepresidente di Telecom, sono indagati a Milano, secondo quanto scrive Luigi Fasanella sul Corriere della Sera, in un’inchiesta giudiziaria di cui in realtà non si sa molto, sull’utilizzo illegale dei tabulati Telecom negli anni Tronchetti e Buora erano al vertice della societò e a guidarne la security era Giuliano Tavaroli.

L’inchiesta, racconta il Corriere, iniziò nel 2006 a Roma dove il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, si trovò alle prese con una strana vicenda emersa da una causa di separazione coniugale: la moglie aveva rinfacciato al marito di avere fatto telefonate comprovanti la sua infedeltà e le informazioni su quelle telefonate non poteva che averle avute dai tabulati (registri di chi parla con chi) della Teleco.

Emerse così che quei tabulati erano stati ottenuti illecitamente da Telecom grazie ad una “falla” in un sistema applicativo di Tim, il “Radar”. Il sistema era nato per contrastare legalmente le frodi contrattuali, ma l’uso ne era degenerato e veniva utilizzato per “spiare” il traffico telefonico di qualunque persona senza che rimanesse traccia di chi aveva interrogato il sistema.

Il magistrato di Roma decise di procedere “contro ignoti”  e alla fine delle indagini preliminari, chiese l’archiviazione per carenza di prove ma il Giudice per le indagini preliminari (Gip) gliela respinse affermando che se il sistema Radar aveva quelle caratteristiche, esse non potevano che rientrare in una responsabilità aziendale in ipotesi riportabile ai vertici societari. Così ordinò al pm di formulare un’imputazione a carico di Tronchetti e Buora e allo stesso tempo fece spostare l’inchiesta da Roma a Milano per competenza territoriale.

A questo punto, quindi, e siamo alla fine del 2009, tutte le carte passano alla procura di Milano. E quando arrivano, afferma ancora il Corriere, la posizione di Tronchetti e Buora è già  definita: sono indagati per alcune delle stesse ipotesi che sempre Milano stava contestando a Tavaroli-Cipriani-Mancini nell’inchiesta principale, e cioè associazione a delinquere finalizzata agli accessi abusivi informatici e alla corruzione dei pubblici ufficiali prestatisi a consultare abusivamente le banche dati.

I pm milanesi Napoleone-Civardi-Piacente decidono quindi di non archiviare l’indagine del collega romano, ma di prenderla come spunto nei primi sei mesi di indagine. Poi al Gip, qualche settimana fa, chiedono una proroga di ulteriori sei mesi sulle indagini che, quindi, sono ancora in corso.

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luiss_vcontursi