Terremoti e sciami sismici, Italia “in deformazione” trema da nord a sud

Terremoti e sciami sismici, Italia “in deformazione” trema da nord a sud

ROMA – Terremoti oltre la magnitudo 3 che lasciano spazio a sciami sismici prolungati in numero di scosse, tempo e intensità. Questa una dinamica ormai ben troppo nota per chi, dal nord al sud Italia, viene svegliato da scosse e boati che arrivano dal suolo. Il terremoto di magnitudo 3.7 del 27 agosto tra Gubbio e Mocaiana, e le cento scosse dello sciame sismico associato, sono solo l’ultimo esempio di un fenomeno che ormai colpisce il territorio italiano indistintamente.

Le scosse nel Pollino, nella Lunigiana, in Emilia Romagna e ancora a L’Aquila. I terremoti dei Castelli Romani, della Sicilia, di Pordenone e ancora tra Forlì e Ancona. L’Italia intera è stretta nella morsa dei terremoti. Ma quello che potrebbe apparire come un fenomeno in aumento, in realtà è pura normalità, spiega Alessandro Amato, direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv a Valentina Di Corrado del Messaggero:

“In realtà non ha mai smesso. L’attività sismica nel nostro Paese è costante. La media è di circa 40 terremoti al giorno. Poi ci sono periodi in cui l’attività aumenta. Nel 2012, ad esempio, c’è stata una lunga sequenza sismica in Emilia (il picco fu la scossa di magnitudo 5,9 la notte del 20 maggio) e un’altra nella zona del Pollino. Attualmente ci sono più fronti aperti, dalla Lunigiana al largo di Ancona. A luglio abbiamo registrato circa tre mila scosse in tutta Italia e ad agosto il numero è di poco inferiore”.

Insomma il quadro di scosse, terremoti e sciami sismici rientra nella normalità del territorio italiano, che è soggetto ad un costante e inesorabile processo di deformazione, spiega Amato:

“«L’Italia si ritrova schiacciata tra placche tettoniche in continuo movimento. Questo è il comune denominatore. Per il resto non è scientificamente dimostrabile una connessione tra eventi che avvengono a distanza di decine o centinaia di chilometri. Ogni zona ha una storia a sé, o quasi. Per quanto riguarda, ad esempio, il sisma dell’altro giorno a Gubbio, quello dell’Aquila nel 2009 o dell’Irpinia nell’80, la causa è da ricondurre all’allargamento della dorsale appenninica. È come se ci fosse un motore che allontana le sponde dell’Adriatico e del Tirreno di qualche millimetro ogni anno»”.

Prevenire un terremoto è sicuramente impossibile, al momento, ma il primo passo per la sicurezza in occasione di questi eventi è la consapevolezza, spiega Amato:

“«Il primo passo verso la riduzione del rischio è la consapevolezza. Occorre premunirsi, far controllare abitazioni, scuole, luoghi di lavoro. In Italia, i terremoti bisogna aspettarseli. Purtroppo non siamo ancora entrati in quest’ottica»”.

Published by
admin