ROMA – I magistrati hanno proclamato lo stato di agitazione contro la riforma della giustizia 1 proposta dal governo. La proposta è sostenuta dal presidente dell’Anm, Luca Palamara, innanzi al parlamentino delle toghe riunito nella sede dell’Anm di piazza Cavour. Palamara chiama i giudici alla “mobilitazione generale”, raccontando al comitato direttivo centrale di aver scritto il 16 marzo scorso al capo dello Stato chiedendo un incontro “per rappresentare le nostre preoccupazioni sulla riforma”.
Nella stessa giornata, riferisce ancora il leader dell’Anm, è arrivata la risposta del Colle. Un faccia a faccia che si terrà il 5 aprile. I punti chiave del testo Alfano 2 2 “Questo incontro – continua il presidente dell’Anm – dimostra che la Giunta ha intenzione di muoversi nel pieno rispetto delle istituzioni”. Anche Magistratura indipendente, l’unica tra le correnti a non avere un rappresentante in Giunta, è stata invitata da Palamara ad indicare il nominativo di un suo rappresentante per farlo partecipare alla riunione al Quirinale. Secondo Palamara l’Anm “non vuole sostituirsi al Parlamento” ma esprimere “i rischi presenti nella riforma proposta dal governo”.
Rinviata, per il momento, l’ipotesi dello sciopero, l’Anm punta sulla mobilitazione a più livelli: istituzionale e tra i cittadini. Valutando di deliberare “ulteriori incontri istituzionali e la proclamazione di un’assemblea straordinaria”. Severo, ovviamente, il giudizio sulla riforma. Che è stata preceduta da un “clima di dileggio e offese” nei confronti della magistratura. Non piace, alle toghe, lo sdoppiamento del Csm, la sua dipendenza della politica, le novità sulla obbligatorietà dell’azione penale. Tutte cose “che fanno emergere un quadro diverso dalla costituzione del 1948, poichè la magistratura non è più indipendente ma subalterna al potere politico”.
“Quando parliamo di riforma punitiva – prosegue Palamara – ci riferiamo anche al metodo e alla tempistica non disgiunta, evidentemente, da tutte le vicende giudiziarie accadute in questi mesi”. Poi tocca al Guardasigilli Alfano: “Ci disse che non sarebbero state fatte riforme ma sarebbero stati soltanto ritoccati gli aspetti organizzativi del funzionamento della giustizia, affermazioni che sono state del tutto smentite”.