Venezia, crisi personale e debiti: suicida imprenditore transessuale

La crisi economica con il crollo dell’impresa sommersa dai debiti, ma pare anche qualche problema in famiglia  dovuti alle sue scelte sessuali.  Sono questi gli elementi che hanno portato un imprenditore transessuale veneziano ad impiccarsi.

Il corpo dell’imprenditore è stato scoperto dai suoi stessi operai. Lo hanno trovato appeso ad un muletto della sua azienda con sede nell’ hinterland veneziano. A giustificare il gesto una lunga lettera, affidata al computer in cui per esprimersi ha usato il femminile marcando così la sua scelta di vivere da donna dopo aver rotto in passato con la sua vita al maschile.

Da cinque anni l’imprenditore aveva ereditato l’azienda dal padre che si era ritirato dagli affari. Un lavoro difficile, costellato da mille problemi economici da sanare, cui si sono aggiunti il crollo delle commesse per la crisi e il mancato pagamento degli ordini. Quindi si è aggiunto il rischio di dover licenziare i suoi quattro dipendenti e la spada di Damocle dello sfratto dal capannone. Nella lunga lettera indirizzata ai carabinieri però non c’è solo questo.

Scrive anche di problemi di tipo familiare finiti nella solitudine per errori suoi e di altri anche a causa della diversitù che, dice, provoca paura e pregiudizio. Una scelta, quella della sessualità, che aveva portato ad un cambio del nome, a una serie di interventi estetici che probabilmente non sono serviti a dare completa sicurezza ad un individuo che aveva fatto pero’ la sua scelta in modo convinto e consapevole.

Una diversità che alla fine ha concorso a rendere insostenibile la vita per l’imprenditore in crisi che, nella lettera ai carabinieri, dice ”ho resistito a tutto questo, a tutti questi anni da incubo con l’assenza di ogni parola”. E poi le indicazioni per il post mortem: nessuna tomba ma la cremazione con il cagnolino di stoffa ”che mi ha sempre dato calore” scrive, e le ceneri sparse al vento.

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Emiliano Condò