Università italiane in fermento. Assemblee di ateneo e occupazioni in tutta Italia sono iniziate da oggi nell’ambito della settimana di mobilitazione proclamata da una ventina di organizzazioni e associazioni della docenza universitaria.
La protesta coinvolge tutti coloro che lavorano negli atenei: docenti, ricercatori, precari, lettori, personale tecnico-amministrativo assieme agli studenti. Tutti insieme a protestare contro i tagli del governo. Le proteste non si esauriranno oggi: domani 19 maggio, infatti, è prevista una manifestazione a Roma davanti al Senato.
ll’origine delle iniziative di lotta la situazione degli Atenei dopo i tagli al finanziamento, in parte già attuati e in parte da attuare nel 2011 e 2012, e i contenuti del Disegno di Legge Gelmini in discussione al Senato. Un provvedimento che, a parere dei promotori delle proteste, intende “scardinare il sistema nazionale dell’Università pubblica, concentrando le scarse risorse in pochi Atenei ritenuti ‘eccellenti’ e ridimensionando il ruolo di tutti gli altri”.
Le organizzazioni e i sindacati della docenza hanno chiesto ai professori e ai ricercatori di protestare contro il ddl governativo anche attraverso la rinuncia a ricoprire ogni incarico didattico aggiuntivo, come hanno già cominciato a fare soprattutto i ricercatori in tante sedi.
La protesta degli atenei approda anche in una diretta sui media universitari. Domattina, uno speciale radiofonico organizzato dal network dei media universitari, Ustation.it, racconterà, dalle 11 alle 13, la mobilitazione contro il ddl Gelmini. Durante lo speciale sono previsti collegamenti in diretta con Palazzo Madama e con alcune delle piazze in cui è più viva la protesta attraverso le voci dei docenti e degli studenti che parteciperanno alla mobilitazione. La diretta si potrà seguire su www.ustation.it.
Obiettivo dello speciale, spiega una nota del network, è di alimentare la discussione sul web, sui portali dei media universitari e su Ustation in merito alla situazione dei ricercatori che, come spiega, Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori italiani, “vivono in una situazione di precarizzazione insostenibile”.
Ma in queste giornate saranno protagonisti anche le altre componenti della comunità universitaria nazionale: “Con noi ci saranno anche professori di prima e seconda fascia, amministrativi e studenti – spiega Merafina – in gioco c’è il futuro dell’Università e della ricerca del Paese”.
Se il ddl Gelmini dovesse essere approvato, la protesta sfocerebbe il prossimo ottobre nello sciopero bianco, già iniziato in alcuni atenei nei mesi scorsi, che metterebbe in crisi l’organizzazione della didattica in gran parte delle Università del Paese.