Gli attacchi di emicrania sono caratterizzati da dolore pulsante intenso in un’area della testa, accompagnati da nausea, vomito, sensibilità a luce e suoni. Possono durare dalle 4 alle 72 ore se non trattati, e colpiscono circa il 10% della popolazione nel mondo. Un terzo di questi sono con aura.
L’apparecchio, come spiega l’Fda, va usato dietro prescrizione medica. Si pone con entrambe le mani dietro la testa, e poi si preme un bottone che rilascia un impulso di energia magnetica per stimolare la corteccia occipitale del cervello, che può così fermare o ridurre il dolore. L’Fda ha dato la sua autorizzazione dopo aver rivisto i dati degli studi su 201 pazienti che soffrivano di dolori moderati e forti e preceduti da aura nel 30% dei casi.
Tra questi, in 113 casi il dolore è stato trattato. Circa il 38% dei soggetti, che ha provato l’apparecchio, non aveva più dolore dopo due ore che l’aveva utilizzato, rispetto al 17% dei pazienti del gruppo di controllo. E dopo 24 ore, circa il 34% era senza dolore, contro il 10% del gruppo di controllo. Lo studio tuttavia non mostra che l’apparecchio sia efficace nel ridurre i sintomi associati all’emicrania, come sensibilità a luce, suoni e nausea. ”E’ una promettente opportunit� – spiega Paolo Martelletti, vicepresidente della Federazione europea delle cefalee – su cui bisogna essere molto cauti.
L’apparecchio dovrebbe essere usato in ambienti attrezzati, per evitare che sia malposizionato o che la corrente usata sia eccessiva. A livello di ricerca va bene, ma per un uso su larga scala ci andrei piano”. Quello della neurostimolazione è uno dei settori in cui fervono più ricerche, anche perchè al momento sui farmaci è un po’ tutto bloccato. Ad esempio l’università La Sapienza di Roma, con altri centri europei, sta concludendo una sperimentazione sulla stimolazione del nervo vago per la cefalea a grappolo cronica, con cui l’apparecchio si poggia sul collo per tre volte al giorno, e ha sperimentato, unica al mondo, un apparecchio ad alta frequenza che si impianta sulla corda midollare.
”Per i farmaci – conclude Martelletti – è all’orizzonte una svolta epocale, se saranno positivi i risultati dello studio degli anticorpi monoclonali, con cui potrebbe bastare un’iniezione al mese”.