Il gene protagonista di questo lavoro si chiama ‘WWC1’ ed esiste in tre diverse versioni. Una di esse, in particolare, rende la memoria resistente all’invecchiamento. Pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry, lo studio ha coinvolto 233 volontari sani di età compresa tra 18-89 anni. Ciascuno è stato sottoposto ad una serie di test cognitivi, esame del Dna, ed ha eseguito un esercizio mnemonico mentre l’attività del suo cervello era sotto esame con uno strumento di risonanza magnetica.
Unendo i dati genetici a quelli di funzionamento del centro cerebrale della memoria, l’ippocampo, è emerso che coloro che sono portatori delle varianti ‘fortunate’ anche da anziani mantengono una memoria di ferro, e sono protetti dal fisiologico declino cognitivo che si accentua in gran parte della popolazione con l’età.