Vulcano Marsili, eruzione causerà tsunami? Ingv: “No, ma serve nuovo identikit”

Vulcano Marsili, eruzione causerà tsunami? Ingv: “No, ma serve nuovo identikit”

ROMA – Inizia l’operazione per tracciare l’identikit del vulcano Marsili. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv, ha sottolineato l’importanza dello studio di questo vulcano sottomarino, di cui al momento sono stati analizzati solo campioni prelevati dalla sommità e di cui si conoscono solo le attività idrotermali e sismica.

Guido Ventura sul blog dell’Ingv spiega che le due eruzioni più recenti del Marsili sono avvenute tra i 5000 e i 3000 anni fa, eruzioni comunque non in grado di causare tsunami come sostengono alcuni articoli circolati sul web, spiega l’esperto:

“In caso di eruzione sottomarina a profondità di 500-1000 metri sul Marsili, l’unico segno in superficie sarebbe l’acqua che bolle legata al degassamento e galleggiamento di materiale vulcanico (pomici) che rimarrebbe in sospensione per alcune settimane (come accadde per l’eruzione del 10 ottobre 2011 al largo dell’isola di El Hierro alle Canarie). Il rischio associato a possibili eruzioni sottomarine è quindi estremamente basso, e un’eruzione a profondità maggiore di 500 metri comporterebbe probabilmente soltanto una deviazione temporanea delle rotte navali”.

Quello che però i geologi e vulcanologi ancora non sono riusciti a stabilire sono i tempi di ritorno delle eruzioni, perché esistono solo 4 datazioni disponibili, troppo poche perché sia possibile fare un calcolo statistico:

“In altre parole, è come se noi del Vesuvio conoscessimo solo le eruzioni del 1631 e del 1944 e dicessimo che i tempi di ritorno sono di 400 anni, mentre, in realtà, l’attività del Vesuvio tra queste due date è stata pressoché continua”.

Ma è davvero necessario temere per tsunami ed eventi catastrofici? Ventura risponde dal blog Ingv:

“Il collasso laterale di vulcani sottomarini è un fenomeno conosciuto da tempo e, qualora si verifichi, non è detto che produca tsunami. Questi ultimi sono generalmente associati a terremoti e/o frane di isole vulcaniche o di settori della scarpata continentale. Per la valutazione dei collassi laterali dei vulcani sottomarini e della pericolosità di tali eventi è assolutamente prioritario (a) effettuare una stima della stabilità dei versanti del vulcano, (b) valutare il volume di roccia potenzialmente coinvolto, (c) conoscerne le modalità di movimento lungo il pendio e, una volta noti tutti i parametri, (d) verificare se il volume di roccia e la dinamica della frana sottomarina sono compatibili con l’innesco di uno tsunami”.

In conclusione al momento non esistono abbastanza dati per tracciare un identikit preciso di questo gigantesco vulcano sottomarino che si trova nel Mediterraneo e prevederne il comportamento, come per tutti i vulcani, non è possibile:

“Nel record storico e geologico degli tsunami che hanno interessato le coste tirreniche non vi sono evidenze di onde anomale ricollegabili a collassi laterali del Marsili. Non è però detto che nel futuro questi non si possano verificare, e quindi una valutazione della stabilità del Marsili deve essere fatta raccogliendo più dati, così come più dati sono necessari relativamente all’attività sismica e deformativa del vulcano sommerso. Tale valutazione è, in termini di stima della pericolosità potenziale da tsunami, scientificamente importante e socialmente doverosa”.

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