Entra Beato Giovanni Paolo II, esce San Francesco di Paola. Non bisognerebbe scherzare sui santi, ma, tecnicamente, quella proposta dal Vaticano è proprio una sostituzione. Sì perché l’appena beatificato e in procinto di essere promosso santo, papa Wojtyla, secondo le gerarchie cattoliche, ha diritto a un posto sul calendario. E il giorno su cui c’è il maggior consenso è il 2 aprile, data della “nascita al cielo” (decesso) dell’amato pontefice polacco. Un solo problema osta alla decisione: quel posto è già occupato dal Santo seguace del poverello d’Assisi, venerato soprattutto in Calabria. Fu canonizzato nel 1519, a soli dodici anni dalla morte durante il pontificato di Papa Leone X (al quale predisse l’elezione al soglio pontificio quando questi era ancora bambino), evento molto raro per i suoi tempi. Dunque una competizione fra “santi subito”.
Eremita, compì diversi miracoli, di cui il più sensazionale fu certamente l’attraversamento dello stretto di Messina sul suo mantello steso, dopo che il barcaiolo Pietro Coloso si era rifiutato di traghettare gratuitamente lui ed alcuni seguaci. Sarà per questo che la fattibilità di un ponte sullo Stretto assume sempre i toni fatalistici di una grazia divina che sembriamo non meritare. Per questo fu nominato patrono della gente di mare d’Italia. Forse anche gli “infedeli” che oggi avventurosamente salpano dalle coste nordafricane farebbero bene ad accendergli qualche moccolo. Del resto San Francesco di Paola non era tenero nemmeno con le autorità spirituali del suo tempo. Lo sfarzo della Città Eterna lo impressionò negativamente, spingendolo, sembra, a redarguire addirittura il potente cardinal Cusano, al quale fece notare che Gesù non aveva mai indossato abiti così sontuosi.
Detto che sposò la regola di ascetismo, Francesco di Paola fu anche taumaturgo, profeta, ambasciatore. Infatti curò e intrattenne rapporti con il re di Francia e vaticinò la presa di Otranto da parte dei turchi. Il 2 aprile 2007, per i 500 anni dalla sua morte, papa Ratzinger ha inviato un suo rappresentante. Retrospettivamente un’astuta presa di distanza. Agazio Loiero, a nome della giunta calabra, invece c’era. Ma non è la stessa cosa.