BREMBATE SORPA – Yara Gambirasio è stata colpita dal suo assassino con almeno sei coltellate, alcune delle quali inferte con molta violenza. L’esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all’altezza dei reni. L’ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena. Domani comunque l’autopsia potrà dire di più.
L’ipotesi degli investigatori ora è che Yara possa essere stata uccisa nell’immediatezza della sua scomparsa: la stessa sera del 26 novembre, probabilmente, o nelle ore immediatamente successive. Un’ipotesi che avrebbe trovato conferme dal primo esame effettuato sul cadavere dagli uomini della polizia scientifica e dal medico legale: i capelli di Yara, infatti, erano ancora legati con lo stesso elastico rosso che indossava la sera in cui è scomparsa.
Gli investigatori che indagano acquisiranno i dati registrati dalla cella telefonica che ‘copre’ il campo di Chignolo d’Isola, dove ieri è stato trovato il cadavere della tredicenne. E’ questo, secondo quanto si apprende, uno dei primi accertamenti disposti per cercare di risalire all’assassino – o agli assassini – della ragazzina di Brembate Sopra. L’accertamento ha uno scopo preciso: individuare tutti i telefoni che si sono agganciati alla cella di Chignolo sia la sera del 26 novembre, giorno della scomparsa di Yara, sia nei giorni immediatamente successivi. L’accertamento, inoltre, servirà a verificare se tra tutti i telefoni che hanno agganciato la cella di Chignolo d’Isola in quelle ore, ve ne siano uno o più che verso le 18:30 del 26 novembre – giorno della scomparsa – ha agganciato la cella di Brembate che ‘copre’ la zona dove si trova la palestra da cui Yara è uscita senza più fare ritorno a casa.
La domenica terribile di Brembate di Sopra si è conclusa quindi così, con la fine dei rilievi da parte della Polizia scientifica sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio.
Il corpo di Yara Gambirasio trovato sabato in un campo era disteso sulla schiena con le braccia all’indietro. Chi l’ha visto parla anche di alcuni tagli evidenti, alla schiena e sul collo. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili.
La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all’indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all’appello.
La polizia ha transennato l’area intorno alla casa dei Gambirasio, per evitare il contatto con giornalisti e curiosi. La domenica mattina per i genitori di Yara è iniziata presto. Sono partiti in macchina, destinazione Milano, per riconoscere ufficialmente i resti della ragazzina, solo qualche ora per poi fare ritorno alla villetta di Brembate.
Qualche novità sull’omicidio potrebbe arrivare presto: “Abbiamo trovato cose importantissime…”, ha detto il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, in uno dei diversi sopralluoghi che ha effettuato sul luogo del ritrovamento del cadavere. ”Da ieri pomeriggio sono al lavoro ininterrottamente gli esperti scientifici dell’Ert (Esperti ricerche tracce) – ha aggiunto il questore – cercano ogni traccia minuziosa, ma comunque ciò che è stato trovato è importantissimo. Qualcos’altro, invece, lo stiamo ancora cercando”. Il riferimento del questore è agli oggetti trovati intorno al corpo: un i-Pod, un telefonino, una carta Sim.
Sono passati tre mesi esatti dalla scomparsa, quando nonostante il tempo trascorso, nessuno ancora voleva perdere la speranza di trovare in vita Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Bergamo), come una doccia fredda è arrivata la notizia del ritrovamento del suo cadavere. Il corpo è stato notato da un giovane aeromodellista, in un campo che, ironia della sorte, si trova a non più 300 metri dal comando della Polizia Locale dell’Isola Bergamasca, che coordinava i volontari nelle ricerche della ragazzina.
E sul ritrovamento si incentrano i primi dubbi investigativi e una serie di voci lasciano pensare a un giallo, quello di un eventuale abbandono del corpo che potrebbe essere stato fatto proprio sabato. Alcuni residenti della zona, infatti, hanno riferito ai numerosi giornalisti presenti sul posto, che dei testimoni (non loro direttamente, però), avrebbero notato questo pomeriggio un’auto sfrecciare in via Bedeschi, fermarsi e poi ripartire.
Lo stesso sindaco di Chignolo, Pierluigi Marra, ritiene molto improbabile che il corpo fosse lì da molto tempo. ”Abbiamo cercato in quel punto almeno tre volte – ha spiegato – mi sembra incredibile che non siamo riusciti a vederla anche soprattutto perché si trovava in un’area incolta ma in una posizione visibile, non nascosta”. ”Per quanto ne so io – ha aggiunto il sindaco – la protezione civile e le forze dell’ordine hanno cercato in quel luogo almeno due volte. E una terza volta le ricerche sono state fatte spontaneamente dai dipendenti dell’azienda che sorge nelle vicinanze e a cui appartiene l’area. Per me prima non c’era”. Queste voci hanno scatenato una ridda di ipotesi sul fatto che qualcuno possa avere abbandonato proprio sabato il cadavere a Chignolo.
Al momento, però, non ci sono né conferme né smentite ufficiali sul reale passaggio dell’auto benché gli inquirenti abbiano liquidato la cosa come ”una stupidaggine”. Gli investigatori al momento non sanno ancora da quanto tempo il cadavere fosse lì e infatti i primi rilievi anatomopatoligici sono stati compiuti sabato sera proprio per capire (ed è possibile saperlo) se si sia decomposto lì o altrove.
Una cosa è certa: se il corpo fosse stato deposto lì oggi non potrebbe essere un caso, perché oggi ricorrono i tre mesi esatti dalla scomparsa di Yara. Per la vicinanza del comando della polizia locale e anche perché proprio lì nei pressi, in una cabina elettrica a non più di cento metri di distanza, era stato trovato il cadavere di un dominicano. Inquietanti coincidenze che potrebbero addirittura far pensare a un messaggio. Non a caso, per rispondere a questi interrogativi, in tarda serata è giunta Cristina Cattaneo, nota anatomopatologa, responsabile del laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università di Milano, nonché fondatrice del Labanoof, istituto specializzato nell’analisi dei resti umani. Una dei massimi esperti disponibili in Italia, che si è subito messa al lavoro per eseguire le prime analisi scientifiche.
Contemporaneamente, in via Rampinelli a Brembate Sopra (Bergamo), dove abita la famiglia Gambirasio, è immediatamente scattato un cordone delle forze dell’ordine che hanno isolato la villetta per un raggio di 200 metri.
Nella mattinata di domenica sono iniziati alcuni accertamenti, sia scientifici che di polizia giudiziaria, compiuti anche nell’azienda proprietaria dell’area sterrata dove è stato ritrovato il corpo. Un operaio della zona ha detto: ”Io ci sono stato a cercare là, non c’era assolutamente niente”. L’uomo lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria proprio del terreno sterrato e al momento incolto, dove è stata trovata Yara Gambirasio. La Rosa & C. Spa è un’azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.