Esplodevano, affondavano. Misteriosamente. Ed ora si scopre anche ingloriosamente. Non sempre grandi tragedie marittime hanno spiegazioni che rispettano il decoro, e nemmeno la decenza. Per esempio lo storico della navigazione britannica, Richard Enser, attribuisce alla fermentazione degli escrementi dei marinai l’inabissamento di molti vascelli e galeoni della marina inglese.
Un caso per tutti. Nel 1665, sulle acque del Tamigi, la nave da guerra “Hms London” saltò in aria improvvisamente, causando la morte di 300 marinai. Si salvarono, miracolosamente, solo i 25 ospiti del castello di prua, tra cui una donna. A lungo si parlò di una maledizione femminile, mentre giustificazioni più plausibili tiravano in ballo incaute manovre nella “santabarbara”.
Infine è venuta a galla la più prosaica verità. La cattiva abitudine dei marinai di liberarsi le viscere in latrine improvvisate, negli angoli bui, e soprattutto chiusi, sottocoperta, provocava un accumulo di metano che una piccola scintilla bastava a far esplodere. In mare aperto, invece, i bisogni corporali venivano espletati direttamente dal parapetto, uno spettacolo poco edificante ma di certo più sicuro per l’incolumità di tutti.