
Una giornata di day hospital porta a riflessioni bilanci e anche ironia.
Un mio zio, medico ultra novantenne, mi ha sempre raccomandato di non entrare mai in un ospedale senza avere la garanzia di assistenza e vigilanza di un amico di riferimento. (“Si sa come si entra e non si sa come si esce”). Prima o poi scriverò la biografia di questo formidabile personaggio, chirurgo di qualità impareggiabile, uomo generoso e realista (“Non fare troppe analisi, qualcosa si trova sempre…”).
Mentre gli esami si susseguono serenamente, non riesco a scacciare i miei consueti e orribili pensieri pessimisti. Ve li risparmio, tranne uno: siamo tutti futuri vermetti, o no?
La mia filosofia mi consente di guardare la vita con ironia, anche verso me stesso. Tiremm innanz!
Mi ha accompagnato in clinica un tassista (Enna 55), colto, laureato in legge, ottimo affabulatore e divulgatore. Un imprevedibile studioso di religioni e della Bibbia in particolare. Mi ha fatto scoprire Mauro Biglino, che ha tradotto alla lettera la prima versione della Bibbia e contesta gran parte dei significati attribuiti alla Bibbia. Non vedo l’ora di leggerlo!
Intanto mi sono sentito molto ignorante. Il non senso della vita! Una mia anziana zia calabrese, Mafalda, dice: “Più criscimo, più imparamo!”. Ma per quanto a lungo viviamo, non riusciremo a leggere, scrivere e studiare quanto sarebbe giusto fare.
Veengono in mente citazioni:
“Ai postumi l’ardua sentenza” (Totò).
“Chi si inferma è perduto” (Marcello Marchesi).
“Una delle malattie più diffuse è la diagnosi” (Karl Kraus).
“Nessuno è innocente, tutti abbiamo passato un raffreddore a qualcun altro” (Marcello Marchesi).
“La vista di un medico mi consola, di due mi atterrisce” (Roberto Gervaso).