Chanel N.°5: Picasso, la numerologia e gli zar in un profumo. In mostra a Parigi

Marilyn Monroe nella pubblicità del 1952

PARIGI – Picasso, Picabia, Mondrian, la numerologia e la chimica, e un profumiere degli zar: c’è tutto questo in una boccetta di Chanel N.° 5. La prima essenza creata nel 1921 per Gabrielle Bonheur (che tra l’altro in francese significa felicità e fortuna) Chanel, più nota come Coco, è un compendio di arte del primo Novecento.

Come si vede dalla mostra che Parigi dedica alla stilista per eccellenza, “N° 5 – Culture Chanel”, al Palais de Tokyo. Culture Chanel, appunto. Non solo un profumo. Nell’esposizione, racconta La Stampa, ci si muove tra disegni di Picasso, autografi di Apollinaire, partiture di Satie e Stravinsky, bozzetti di Diaghilev, lettere di Reverdy, schizzi di Cocteau, ritratti di Dalì. L’ambiente di Coco e della Parigi della Belle Epoque, quando le donne si vestivano e pettinavano “à la garconne”.

Proprio ispirandosi ai maschi la boccetta del profumo richiama la forma di una fiaschetta, essenziale ed elegante, però. Puro stile Chanel. L’etichetta è cubista. Anche il catalogo dei profumi della maison del 1924 guardava all’arte: in puro stile Mondrian.  Quanto al nome, quel “N.° 5” che pare più una fredda catalogazione, era tutt’altro che fredda: ispirata al numero fortunato di Coco e allo studio della numerologia a cui la stilista era stata iniziata dal suo grande amore Arthur “Boy” Chapel.

Per l’essenza Coco si avvalse di Ernest Beaux, francese nato a Mosca in una famiglia di profumieri che serviva gli Zar. Riparato in Francia dopo la Rivoluzione, Beaux ebbe da Coco Chanel un ordine: creare un profumo composito, di 80 essenze, di cui alcune, per la prima volta, sintetiche: “Voglio un profumo artificiale, dico artificiale come un vestito. Sono un’artigiana della moda. Non voglio un profumo di rosa o di mughetto, voglio che sia misto”. E tra arte, storia e sensi non poteva avere di più da quella boccetta di N.° 5.

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Maria Elena Perrero