ROMA – Se volete essere felici il sì ditelo a voi stessi, e scegliete di convivere senza sposarvi. In questo modo non giurerete fedeltà eterna al vostro compagno/a ma a voi stessi, alla vostra autostima e alla vostra serenità. Può sembrare un’esagerazione, ma è la realtà delle coppie conviventi, fotografata da uno studio americano durato sei anni.
I ricercatori della Cornell University hanno tenuto sotto osservazione l’evoluzione single-coppia di quasi tremila statunitensi. Confrontando le differenze tra chi era finito a convivere e chi si era sposato è venuto fuori che chi aveva scelto la convivenza amava di più, o almeno, amava di più se stesso. Ma non nel senso egoistico del termine, tutt’altro. Nel senso sano di avere più autostima. E poi, senza un contratto firmato, ogni giorno passato sotto lo stesso tetto diventa un giorno passando insieme per scelta.
Se anche non si vogliono fare pensieri romantici, è oggettivamente – ed economicamente – meno complicato terminare una storia di convivenza rispetto ad un matrimonio. Risparmi economici, tra nozze e divorzio, abito e anello, ma anche risparmi di ansie e aspettative, delusioni e smancerie. Intervistati dai ricercatori, i tremila americani hanno date risposte univoche. I più felici e più soddisfatti di sé sono i conviventi.
L’unico aspetto positivo del matrimonio risulta essere la salute: si è più in forma se si è sposati. Ma a che serve la salute senza felicità?
Certo, peggio degli sposati stanno, tanto per cambiare, i single. Avranno pure una vita sociale più varia e attiva, ma tendono – parole loro – alla depressione. Anche loro, quantomeno, godono di una salute migliore dei conviventi.
