PARIGI – Da quanti mesi i giornali, i politici, la televisione, l’opinione pubblica tutta, sono invasi dall’idea di debito? Tutto un ritornello, una declinazione infinita, un estenuante rosario: debito da ripagare, debito da tagliare, debito da rimodulare, debito sovrano, debito greco, italiano, portoghese, europeo, crisi del debito, debito pubblico, ristrutturazione del debito. Una volta, pochi anni fa ma sembrano secoli, c’era soltanto il «taglia il debito» (drop the debt), scandito da Bono e compagni, in nome dell’equità e del progresso economico in Africa. Poi, le cose sono cambiate, ci sono state varie crisi, quella dei subprime, quella delle banche. E all’improvviso è l’Europa che, da ricca e progredita, si è ritrovata povera, sotto attacco e, soprattutto, piena di debiti.
E così di fronte a tanta austera e drammatica realtà, viene da cercare negli archivi dei giornali qualche debito famoso, meglio se impagato, così, per riderci sopra. E’ di questi giorni la notizia stravagante di un pastore indicato dal governo greco come grande debitore dello stato. Una lista è stata pubblicata in gennaio, contenente i nomi di circa quattromila persone che devono in totale 30 miliardi d’euro allo stato.
Uno dei principali debitori è Stelios Parasyris, un pastore cretese che nel 1995 avrebbe fraudolentemente intascato 88.000 euro, oggi diventati più di 10 milioni di euro a causa di ammende, penalità e vari interessi. Il pastore, interrogato da un quotidiano nazionale, assicura di aver già ripagato il debito per tre volte il suo valore e aggiunge che «se tutte le persone della lista sono povere come me non c’è un avvenire per questo paese». Se ci fosse poi un sequestro giudiziario, gli unici beni mobili di Stelios sarebbero le sue cinquanta pecore.
Ma se Stelios il pastore cretese ha pagato, a quanto dice, il suo debito, ci sono persone che i loro debiti non li hanno mai pagati e che anzi, con sapiente pertinacia, i debiti li hanno messi da parte, nascosti, evitati. Gli esempi più divertenti e gustosi sono naturalmente quelli del bel mondo, dove il lusso vezzoso e ostentatorio di tutto un una società fatta di nobili, ereditiere, ricchi industriali non sempre viene adeguatamente pagato. Esemplare è il caso di Ira von Fürstenberg, conosciuta anche come Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina Prinzessin zu Fürstenberg, nelle cui vene si mescola il sangue dell’alta aristocrazia e della grande industria.
Figlia del principe Tassillio von Fürstenberg, rampollo di una casata nobiliare tedesca, e di Clara Agnelli, figlia di Edoardo Agnelli, Ira è imparentata con una buona parte del gotha aristocratico europeo e americano. Nipote dell’avvocato Gianni Agnelli, sorella dello stilista svizzero Egon von Fürstenberg, cognata della stilista Diana von Fürsteberg, zia di Marie-Chantal principessa di Grecia e di Danimarca, duchessa di Sparta. E l’elenco potrebbe continuare…
Grande protagonista della mondanità europea – la si vede a Roma, a Parigi, in California, in India –, per i suoi settant’anni, compiuti pochi mesi fa, ha celebrato l’evento in una fastosa cerimonia, degna dei sogni più folli della Belle Epoque. Nel Palazzo Reale di Belgrado, è stata invitata l’aristocrazia europea e perfino asiatica, l’Aga Kahn, il maharaja di Jodphur, Gunilla von Bismarck (discendente del cancelliere), la baronessa Hélène de Ludinghausen Stroganov, Alexander II Karadjeordjevic, pretendente al trono serbo, senza dimenticare grandi industriali europei, cinesi e turchi, artisti alla moda, stilisti.
Eppure, anche le stelle hanno i loro difetti, ed Ira ha avuto, a volte, quello, oggi tanto vilipendiato, di non pagare i suoi debiti. La Prinzessin, nell’estate del 2004, è stata condannata da un tribunle di Parigi a rimborsare un hotel di lusso dell’ottavo arrondissement. Habituée dello chicchissimo Hôtel Royal Monceau, la von Fürstenberg si sarebbe infatti dimenticata di saldare il suo conto di 122.000 euro.
Fatto ancora più straordinario e inquietante, raccontò a suo tempo il quotidiano Le Monde, quando l’ufficiale giudiziario è arrivato nel «pied-à-terre parigino» della signora per sequestrare gli oggetti di valore, ha trovato l’appartamento semi-vuoto. Una parte dei mobili in precedenza visionati, per un valore di 11.000 euro, erano scomparsi dalla mattina alla sera. E così la giustizia ha potuto mettere la mano solo, si fa per dire, su 70 paia di scarpe, dieci borse Chanel e dei bagagli Louis Vuitton, ma questi, dopo esame di un perito, si sono rivelati dei falsi. La Principessa, tramite il suo avvocato, ha immediatamente negato di aver fatto scomparire i mobili ma ha, per contro, confermato la sua impossibilità a pagare il conto per delle ragioni non ha voluto precisare.
Come dire che quando si tratta di debiti non è il sangue, blu o meno, che conta.