ROMA – Mangiare poco dovrebbe essere segno distintivo per i cattolici: il tema, come spiega Agostino Gramigna sul Corriere della Sera, è stato ripreso da Avvenire: “il digiuno come liturgia e pratica fondamentale della Quaresima”.
Il digiuno, spiega Gramigna, “dovrebbe essere il segno d’identità dei credenti”. Antonio Socci, giornalista, cattolico, “non solo dice di rispettare i precetti della Chiesa ma va addirittura oltre: segue alla lettera quelli della Madonna di Medjugorje che obbliga i fedeli al pane ed acqua tutti i mercoledì e i venerdì. «Che è peggio del digiuno perché è la rinuncia al gusto. Perché lo faccio? Il digiuno è ascesi che dà libertà, una pratica che permette di acquisire un dominio del proprio corpo e degli istinti» . Tanto per avere un’idea, sottolinea Gramigna, il “Mercoledì delle Ceneri, Socci ha iniziato la giornata con un caffè, ha saltato il pranzo e la sera ha cenato leggero: tonno e pomodoro”.
Da sempre, rimarca Gramigna, “il digiuno per i cattolici è una cosa serissima. La Quaresima è il periodo (40 giorni) che precede la Pasqua: si pratica la penitenza in attesa di festeggiare la resurrezione. Ufficialmente esiste ancora il divieto di mangiare carne al venerdì”.
Un’usanza che, come dice lo scrittore Vittorio Messori, “è stato in qualche modo annacquato. Reso aggirabile. Spiega: «Un decreto di Paolo VI confermava il divieto ma diceva anche che qualora si fosse contravvenuti alla regola si sarebbe dovuto compensare con un’opera di carità. Senza però specificare quale» “.
