Si accende il dibattito sul divorzio breve: potrebbe bastare un anno per dirsi addio per sempre. Tema rilanciato dalla recente presa di posizione del quotidiano cattolico Avvenire, che avanza l’ipotesi secondo cui il provvedimento metterebbe in pericolo la stessa stabilità del vincolo matrimoniale.
Il dibattito si collega all’esame in Commissione Giustizia della Camera delle proposte di legge per introdurre nell’ordinamento il cosiddetto divorzio breve, vale a dire per portare dagli attuali tre anni ad un anno il tempo della separazione necessario per ottenere lo scioglimento del matrimonio.
Un’iniziativa trasversale, visto che i testi in discussione sono presentati da esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione. Uno è di Maurizio Paniz, del Pdl, che è anche relatore del provvedimento; un altro è di Marcello De Angelis, sempre del Pdl, sostenuto anche dai colleghi di partito Giampiero Catone, Fabio Gava ed Enzo Raisi; l’ultimo di Sesa Amici, del Pd. Caposaldo di tutte e tre le proposte la possibilità di ridurre ad un anno il tempo di separazione ininterrotta .
I testi elaborati dai deputati del Pdl prevedono tuttavia delle differenziazioni in rapporto all’eventuale presenza dei figli e alla loro età. Così per Paniz deve restare l’attuale termine di tre anni se ci sono minori, mentre la proposta di De Angelis riduce ulteriormente il termine a sei mesi in assenza di figli o in presenza di figli maggiori di 14 anni, mentre lo prevede di un anno se l’età dei figli non supera i 14 anni. Altra discriminante importante prevista dalla proposta di Paniz è la possibilità del cosiddetto divorzio breve soltanto in presenza di separazione consensuale, compreso il caso in cui il giudizio contenzioso si sia trasformato in consensuale.
Infine tutti e tre i progetti di legge prevedono di anticipare lo scioglimento della comunione al momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati. «La realtà odierna – ha spiegato Paniz- ci dice che il termine di tre anni, dall’inizio della separazione, per lo scioglimento del matrimonio, non serve in alcun modo come deterrente per la prosecuzione di esperienze di coppia ormai logorate ed invece funziona come intralcio per la formalizzazione delle ulteriori scelte di vita che nel frattempo sono maturate».
Le prese di posizione del mondo cattolico sul delicato tema sono state intanto preannunciate dal quotidiano Avvenire, che in un editoriale ha sottolineato le conseguenze negative che potrebbe produrre il cosiddetto divorzio breve: aumento delle devianze tra i giovani figli di divorziati e relativizzazione dell’istituto matrimoniale. «Ovviamente – ha replicato Paniz- ho il massimo rispetto per le posizioni di Avvenire».Tuttavia il deputato del Pdl non ha rinunciato a sostenere argomentazioni contrarie a quelle esposte dal quotidiano della Cei:« L’esperienza ci dice che esiste una forte pressione per ridurre la tempistica per l’ottenimento del divorzio proprio per poter regolarizzare e consolidare nuovi rapporti che nel frattempo si sono formati».
«Una riduzione dei tempi potrebbe quindi essere utile, come già avvenne quando nell’ 87 si portò da cinque a tre anni il tempo di separazione necessario per il divorzio. Certo, per i figli la fine di un matrimonio è un trauma, ma ricordo – ha concluso Paniz – che la proposta che ho presentato e che riprende quella che fu approvata sette anni fa in commissione non prevede il divorzio breve in presenza di minorenni. In ogni caso, ho il massimo rispetto per le opinioni di Avvenire e per quello che deciderà il Parlamento».