ROMA – Tra la festa degli innamorati e quella delle donne c’è la festa della terza cosa che rende felice un essere umano: la festa del gatto. Il 17 febbraio cade infatti la giornata dedicata all’animale più amato dalla storia. Se la sua festa ha infatti un passato giovane, essendo stata istituita solo nel 1990 dai lettori della rivista “Tuttogatto”, la popolarità dei mici ha una storia molto più antica.
Dalla dea egiziana Bastet, simbolo di fecondità e dell’amore materno, ai gatti da compagnia dei fenici, dei greci e dei romani, fino alla gatta di Maometto, si può dire che solo il Medioevo non ha amato i gatti. Del resto, quello fu il periodo dell’Inquisizione e dell’Indice dei libri proibiti, delle “streghe” e delle superstizioni, e il gatto, con la sua autonomia e la sua sensualità non poteva che spaventare.
Proprio quella natura misteriosa e indipendente, ma allo stesso tempo amante delle carezze dosate con discrezione, è stata celebrata dal Romanticismo e ha trovato nel in epoca contemporanea la sua celebrazione in febbraio, mese di Uranio e dell’Acquario, segno zodiacale dell’indipendenza per eccellenza. E nel giorno diciassette, tanto per sfatare quelle stesse credenze che tutt’ora costano la vita ai gatti neri.
Ma finalmente anche quest’anno si potrà festeggiare l’amico sinuoso celebrato da Charles Baudelaire e Pablo Neruda, da Edgard Allan Poe e Mikhail Bulgakov: il “piccolo imperatore senz’orbe, conquistatore senza patria, nuziale sultano del cielo”.