Francia: quando i premi Goncourt se la prendono con Sarkozy

In Francia i rapporti tra politica e cultura possono, durante il regno di Sarkozy I, essere motivo di tensione. L’ultimo avvenimento in ordine di tempo ad avere alimentato la polemica sono le parole di Marie Ndyae, insignita di recente del prestigioso Goncourt, il più ambito e influente premio letterario transalpino. In una recente intervista ad un settimanale la scrittrice ha spiegato le ragioni per cui ha deciso di vivere a Berlino, invece che a Parigi: «Per lo più a causa di Sarkozy. Trovo detestabile questa atmosfera poliziesca, volgare. Besson, Hortefeux [ministri del governo Sarkozy, ndr], questi personaggi sono mostruosi. Questa Francia mi sembra mostruosa».

Le affermazioni della Ndyae non potevano rimanere senza reazioni. Ad agitare le acque è intervenuto Eric Raoult, deputato della maggioranza, fedele a Sarkozy, il quale ha duramente criticato la scrittrice ed ha chiesto pubblicamente al ministro della Cultura, Frédéric Mitterand, di intervenire sul caso. Il parlamentare ha motivato la sua irrituale richiesta, sostenendo l’esistenza di un dovere alla riservatezza da parte dei vincitori del premio Goncourt, argomentando che «una personalità che difende i colori letterari della Francia deve dimostrare rispetto nei confronti delle istituzioni».

La reazione del parlamentare Raoult ha scatenato una piccola tempesta nel mondo culturale e politico francese. Celebri voci del mondo letterario sono intervenute per difendere la libertà artistica e di espressione, messa in pericolo, a loro opinione, dall’atto «intimidatorio» del deputato Ump. Un membro del jury del premio ha seccamente spiegato che il «dovere alla riservatezza» per i laureati Goncourt non esiste né non esisterà mai. Da parte sua, Marie Ndiaye ha ribattuto chiedendo lei stessa quale sia l’opinione del ministro della cultura riguardo al dovere di riservatezza dei Premi Goncourt o anche, più semplicemente, degli scrittori.

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fmontorsi