‘Perche’ tutte queste polemiche sui matrimoni gay? Sono tempo perso perchè la tendenza ormai è quella. Io la farei finita e li sposerei in chiesa”.
A dirlo – sfidando l’opposizone delle gerarchie cattoliche britanniche e dei vertici della Chiesa d’Inghilterra – non e’ un semplice parroco di campagna, bensi’ nientemeno che il nuovo decano della cattedrale londinese di St Paul’s, dove nel 1981 si sposarono Carlo e Diana.
David Ison, 57 anni, ha persino ammesso di aver celebrato alcune cerimonie per coppie omosessuali dopo la loro unione civile, anche se le benedizioni alle coppie gay non sono state formalmente riconosciute dalla Chiesa d’Inghilterra.
Le virtu’ del matrimonio, sostiene, dovrebbero essere raggiungibili anche dagli omosessuali ed e’ meglio secondo lui parlare di ‘matrimonio cristiano’ piuttosto che di ‘unioni gay’.
Ison ha da poco preso il posto del reverendo Graeme Knowles, dimessosi alla fine di ottobre per via delle polemiche sull’accampamento degli indignati che per mesi hanno occupato il sagrato della cattedrale.
E con il nuovo decano St Paul’s torna a balzare agli onori della cronaca, questa volta non per via dei manifestanti, bensi’ dello spinoso argomento dei matrimoni tra omosessuali, tema sul quale il governo britannico tra pochi giorni iniziera’ la sua consultazione e contro il quale si sono schierati la Chiesa cattolica e i vertici della Chiesa d’Inghilterra.
L’arcivescovo di York, John Sentamu, sostiene che il matrimonio e’, e deve restare, ”un rapporto tra un uomo e una donna”, mentre il primate della Chiesa Anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, più flessibile, ha dichiarato che se i matrimoni tra omosessuali venissero permessi dalla Chiesa d’Inghilterra, l’intera nazione dovrebbe adeguarsi al cambiamento, anche se contraria.
Per non parlare del capo della chiesa cattolica scozzese, il cardinale Keith O’Brien, che ha definito ”grottesca” l’ipotesi di legalizzare i matrimoni gay, paragonandola a ”legittimare la schiavitu”’. Ma per Ison non vi sono dubbi. La Chiesa dovrebbe benedire qualsiasi relazione stabile, sia etero che gay.
E dice: ”Dal punto di vista di un cristiano impegnato in un matrimonio, direi che per la gente accettare, nei loro rapporti, un impegno per la vita ad essere fedeli all’uno all’altro e a stare insieme, e’ il miglior modo di assicurarsi che una relazione abbia successo, sia che si tratti di persone gay o etero. Trovo incoraggiante che cosi’ tante persone gay vogliano accedere alle virtu’ del matrimonio”.
E dopo aver espresso preoccupazione per il fatto che il linguaggio usato da certi esponenti della Chiesa possa allontanare i gay dalla religione, ha concluso: ”Mi piacerebbe soltanto che non fossimo cosi’ ossessionati dal sesso. Parlavo con qualcuno l’altro giorno che mi ha detto: ‘Perche’ la chiesa se la prende cosi’ tanto con le donne vescovo e i gay?’ La giustizia e la poverta’ dovrebbero essere le nostre vere preoccupazioni”.