LONDRA, GRAN BRETAGNA – Nonostante la crisi economica e tutti gli altri inconvenienti, piccoli e grandi, della vita quotidiana, i britannici tutto sommato sono felici. L’Ons, l’Istat di Sua Maestà, dopo aver passato mesi a raccogliere dati su richiesta del governo ha infatti pubblicato i primi risultati: su una scala da 1 a 10 i britannici danno alla propria vita un voto di 7,4.
L’esercizio fa parte del programma di “benessere nazionale” lanciato dal premier David Cameron non appena giunto al governo. Il Pil, dice il premier, non può essere la risposta a tutto. Come aveva già capito Bobby Kennedy nel 1968, quando disse che non si vive di soli numeri. E dunque ecco la prima sorpresa. Nel Regno Unito i più felici, con 7,6 di media, sono i nord-irlandesi.
Eppure, a rigor di logica, non dovrebbe essere così, visto che i tagli alla spesa pubblica stanno mordendo di più proprio in Ulster, dove la mano dello Stato era stata più generosa negli anni delle vacche grasse. Seguono la Scozia con 7,5 e Inghilterra e Galles con 7,4 (Londra e le Midlands occidentali, dove si concentrano alcune grandi città, stanno in fondo alla classifica con 7,2).
A incidere sul risultato sembrano essere diversi fattori, alcuni ovvi. Chi ha un lavoro è ad esempio più felice di chi non ce l’ha; chi lavora ‘part time’ è poi il più soddisfatto di tutti, ma a patto che sia una sua scelta e non una forzatura. Gli sposati, o quelli che comunque hanno una relazione fissa e convivono, sono più contenti di chi è single o vedovo o divorziato (stando ai dati pare che la separazione renda più infelici della morte di un congiunto).
Grandi differenze si trovano infine nei diversi gruppi etnici. I britannici bianchi sono infatti felici quanto gli indiani o i cittadini di origine asiatica (tutti 7,4); questo però a patto che non siano cinesi (7,3), pachistani (7) o del Bangladesh (7,1). Gruppi che, ad ogni modo, superano ampiamente la sufficienza. Abbastanza tristi sono invece gli arabi (6,8) o chi appartiene a un gruppo misto (6,9).
Peggio di tutti sta però la popolazione nera (6,8). A pesare, in questo senso, sono le risposte date nella sezione “aspettative di vita”. Il che la dice lunga su aspetti tangenti quali l’integrazione e, forse, il reddito. Che non è stato chiesto alle 80 mila persone coinvolte nell’indagine.
Considerato il clima non certo allegro prevalente quando le rilevazioni sono state effettuate, tra aprile e settembre 2011, periodo di scioperi, tumulti e apogeo della crisi Greca, poteva insomma andare molto peggio.
Certo, nota il Financial Times, l’indagine si è svolta nei mesi estivi, mentre i prossimi sondaggi cadranno nelle spire del generale inverno che intristisce la gente. E se venisse fuori che, nell’algoritmo della felicità pesa di più una giornata di sole che un punto di Pil, Cameron potrebbe trovare la soluzione spostando il Paese a sud della Manica.