Non di soli neologismi vive la lingua italiana. Così il vocabolario Zingarelli, nella sua nuova edizione, lancia una campagna in difesa dei lemmi in via di estinzione. Parole come tedio, fragrante, zotico e ameno, infatti, si usano sempre meno e cedono il passo a espressioni nuove, e talvolta agghiaccianti come “vipperia”.
I curatori dello Zingarelli, allora, hanno scelto di evidenziare le circa 2800 parole di uso sempre meno comune con un simbolo, il seme di fiori. Una scelta significativa se si pensa che un altro seme, quello di quadri, compare accanto alle parole che i curatori del vocabolario giudicano «appartenenti all’italiano fondamentale ».
Rispetto all’edizione del 2004, però, il nuovo dizionario mostra una maggiore apertura a forestierismi e neologismi. Nella vecchia edizione la presentazione del testo recitava: «Lo Zingarelli non rincorre neologismi ed esotismi, né accoglie parole effimere legate all’attualità».
Nella nuova edizione, di parole nuove ce ne sono un po’ di più anche se, sempre «selezionate con grande cura perché non si dica un giorno che si trattava di effimerismi».
Parole vecchie o parole nuove però non sembrano essere il vero fulcro del problema. La lingua italiana, come le altre, si impoverisce non per l’invasione dei termini stranieri, ma per il progressivo restringimento del vocabolario dei parlanti.