
STATI UNITI, NEW YORK – Il New York Times ha lanciato l’allarme sul rischio che Londra diventi sempre di piu’ accessibile solo a chi se la puo’ permettere, i ricchi del mondo. Un’analisi suffragata dai recenti dati ufficiali che ha suscitato una tale quantita’ di reazioni da indurre l’Observer, il domenicale del Guardian, di riproporla dedicando al tema un focus di tre pagine in cui raccoglie reazioni, timori e appelli.
Secondo l’istituto statistico britannico, i prezzi della case a Londra hanno registrato un aumento del 9,7% tra luglio 2012 e luglio 2013, mentre nei dintorni della capitale sono cresciuti solo del 2,6%. E piu’ ci si allontana dal cuore di Londra, piu’ le cifre si riducono. Rendendo, soprattutto il centro della citta’, ha scritto il Nyt, ”una riserva globale di valuta”. ”Il mercato immobiliare a Londra non si basa piu’ sulla gente che fa un investimento di lungo termine per la propria casa, bensi’ un luogo dove i piu’ ricchi del mondo parcheggiano il proprio denaro ad un tasso annuale di ritorno intorno al 10%”. E molti vedono in questa tendenza il rischio altissimo che Londra perda la sua identita’ e la sua anima.
Un ‘accorato appello’ e’ quello di Elkow Eshun, per esempio, autore e giornalista, che avverte: ”diventando sempre di piu’ luogo di elezione per l’elite economica, Londra rischia di perdere proprio cio’ che rende unica la sua identita” ovvero il fatto di essere ”uno dei maggiori centri creativi del mondo proprio grazie alla sua diversita”’. Ne soffre anche il settore tecnologico e delle start-up, su cui tanto punta il sindaco di Londra Boris Johnson, sottolinea Dan Crow, un manager che ha lavorato in passato per Apple e Google, spiegando che sebbene al momento il fatto che i molti giovani impiegati in questo settore vivano nelle zone piu’ accessibili della citta’ li renda meno colpiti dal fenomeno, aumenti al ritmo di quelli registrati fino ad ora finiranno per risultare dannosi al business.
Lo storico Jerry White, docente alla University of London, punta invece il dito contro la mancanza di un piano di edilizia accessibile. Insomma, non e’ colpa dei ricchi che arrivano ”benvenuti se portatori di quegli stimoli che spingono l’economia dei servizi e della cultura non solo ad alti livelli, ma tra i livelli piu’ alti del mondo”, ma dei politici che ci sono da sempre e fanno poco. La pericolosa ‘diaspora’ della middle class pero’ e’ un fatto palese a partire dalle scuole, secondo Stephen Boatwright, preside in una scuola elementare a Earl’s Court: ”Solo lo scorso venerdi’ un altro genitore mi ha informato che si sarebbero trasferiti in una zona piu’ periferica perche’ non possono piu’ permettersi di vivere qui”.
E la trasformazione nel quartiere centrale ma tradizionalmente misto Boatwright l’ha vista partire gia’ dal 2011: ”allora il 63% dei bambini in prima aveva diritto, secondo il reddito, al pranzo gratuito a scuola. Quest’anno solo il 23%, una riduzione dei due terzi”. Le soluzioni proposte, poi, sono le piu’ disparate: dall’aumento delle tasse comunali a quello sulle proprieta’, o le mega-proprieta’, che pero’ non dipendono dal comune di Londra, bensi’ dal governo, cosa che crea un’ulteriore complicazione.
Ma se la ‘ricetta perfetta’ al fine di cogliere il meglio da tutto questo potenziale di attrattivita’ che Londra offre, da cui discende un indubbio stimolo a tendere sempre al top, non e’ cosi’ facile da trovare. Martin Vander Weyer, caportedattore dello Spectator, prova intanto a lanciare il suo appello al sindaco di Londra, Boris Johnson, affinchè mandi un messaggio chiaro all’elite che tanto ama questa citta’: Non solo il vostro denaro e’ benvenuto, siete benvenuti voi e il vostro denaro, se siete pronti a diventare dei veri cittadini di Londra”
