Poppa Neutrino è morto il 23 gennaio 2011 in un ospitale di New Orleans, Louisiana, ad una età, 77 anni, cui molti, che conoscevano il suo stile di vita, non pensavano sarebbe mai potuto arrivare.
Nomade, filosofo, straccione Neutrino è stato un uomo fuori dagli schemi, capace di adottare uno stile di vita radicale e coerente e di portarlo avanti senza mai venire meno. Un giornalista del New Yorker, Alec Wilkinson, autore della sua biografia, lo aveva descritto come “l’uomo più felice del mondo”.
Un uomo senza nessuna stabilità (a parte la numerosa famiglia), privo da anni di un lavoro fisso, senza una dimora permanente (ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in un camper), e che è riuscito, nonostante questo, a diventare una figura pubblica. All’indomani della morte, ne hanno commemorato la scomparsa il New Yorker e il New York Times.
La sua più straordinaria avventura è stata imbarcarsi nel 1998 per una traversata del Nord dell’ Oceano Atlantico. Partito da Newfoundland, con l’obiettivo di raggiungere la Francia, la barca e il suo equipaggio approdavano in Francia sessanta giorni dopo la partenza, sopravvivendo ad una tempesta forza nove. Neutrino non è stato il primo ad attraversare l’oceano Atlantico su una zattera. E’ stato il secondo. A lui spetta comunque un record eccezionale.
L’imbarcazione dell’impresa non meritava, a onor del vero, il nome di nave. Si trattava piuttosto di una zattera. Poppa Neutrino la aveva costruita negli anni con le proprie mani, adoperando materiali di scarto, legname abbandonato, pezzi di plastica, bottiglie legate assieme e tutto quello che aveva trovato, rovistando nei cantieri edili delle vicinanze di New York. Una decina di metri di spazzatura e scarti industriali in forma di imbarcazione. Su questa barca di fortuna avevano trovato posto, oltre a Neutrino, sua moglie, due marinai, tre cani, e perfino un pianoforte. “Da dove mi è venuta l’idea di questo progetto ? – aveva detto a Wilkinson – Non ne ho idea. Dalla cornucopia della mia mente. Qualcuno l’ha messa lì tanto tempo fa, e lei è uscita fuori in questo modo”.
David Pearlman era il vero nome di Poppa Neutrino. Quando si era rimesso da una malattia quasi mortale causatagli da un morso di cane in Messico, considerandosi rinato dopo la lunga infermità, aveva deciso di scegliere un nuovo nome: Neutrino, una particella quasi impercettibile, con una capacità di movimento costante. La sua vita è stata contrassegnata, fin dall’infanzia, dal nomadismo, dall’eccentricità e da una costante vena filosofica a sostegno delle sue scelte di vita.
Nato nel 1933 in California aveva trascorso un’infanzia turbolenta con una madre affetta dal vizio del gioco compulsivo, vivendo in motel a ore, cambiando scuola ogni mese. Il padre biologico, che non conoscerà da bambino, era un marinaio, imbarcatosi con la Marina prima che lui nascesse. Nella sua maturità ha avuto il tempo di percorrere in autostop la Route 66, di conoscere e frequentare l’ambiente Beatnik di San Francisco, fondare una chiesa (“la Prima Chiesa dell’Appagamento”), vendere assicurazioni sulla vita nel New Mexico, essere cronista dal Vietnam, oltre che fondare una riconosciuta band blues chiamata Flying Neutrinos.
Il commosso omaggio del suo biografo Alec Wilkinson sul New Yorker dà testimonianza meglio di ogni altra cosa del calore emotivo, del carisma, della serenità che quest’uomo irradiava: «Lo ammiravo perché qualsiasi cosa facesse, c’era sempre una vagonata di persone intorno a lui per dirgli perché non doveva fare quella cosa e che probabilmente era pazzo. La sua solidità, il suo ottimismo, il suo coraggio turbavano le persone. Da qualche parte Jung nota che un’indicazione della stabilità emozionale della persone è la capacità di essere se stessi in tutte le situazioni, e questa osservazione si applica a Neutrino perfettamente. La sua mente e il suo spirito erano grandi, la sua amicizia solida. Con lui mi sono divertito come poche volte nella mia vita ».
