ROMA – L’uomo e la donna di Neanderthal erano, e sono ad oggi, l’esempio di genitori perfetti: secondo lo studio condotto da Darcia Narvaez, docente di psicologia presso l’università di Notre Dame, in Indiana, il modello da seguire per divenire dei perfetti genitori è quello degli uomini delle caverne, la cui grande empatia e forte solidarietà sociale dava al bambino la sicurezza e il calore necessari per una crescita ed uno sviluppo sano ed equilibrato.
L’analisi che la ricerca fa della società americana mette sotto accusa i genitori moderni che tendono a compensare la propria assenza nella crescita dei figli, dovuta agli impegni lavorativi e ai ritmi che la vita moderna (im)pone, con un permissivismo che non è di aiuto al bambino. Le madri “lo toccano pochissimo, lo passano da una carrozzina a un passeggino, le famiglie sono frammentate e il gioco in libertà è diminuito drasticamente dagli anni ’70 in poi. Questo comportamento produce generazioni fragili, con forti disagi emotivi, e un gran numero depressi, egocentrici, violenti”, ha spiegato la Narvaez.
Lo studio ha evidenziato come solo il 15 per cento delle madri americane allatti i figli al seno e per un periodo massimo di 12 mesi, inoltre sempre più donne preferiscono il parto cesareo al parto naturale, importante perché stimola nella donna la produzione degli ormoni necessari a creare il legame chimico tra madre e figlio. Le mamme di Neanderthal invece allattavano i bambini fino al 5 anno di età, fattore importante se si considera che solo a 6 anni il sistema immunitario del bambino è perfettamente formato, ed erano molto attenti al contatto fisico con il bambino, contatto necessario per trasmettergli sicurezza e calore.
Sebbene non siano disponibili dati sulla vita delle famiglie neanderthaliane, è ad oggi documentabile dagli antropologi il loro stile di vita, in cui alcuni aspetti non sono stati dovuti certo a scelte oculate, come ad esempio la scelta tra parto naturale o cesareo, oppure se far o meno dormire il bambino con i genitori, ma a necessità di sopravvivenza in un ambiente che 100 mila anni fa era senza dubbio molto diverso da oggi e in cui spesso i bambini non superavano gli 11 anni di età.
La società moderna e l’evoluzione hanno dato la possibilità di scelta su come crescere i propri figli, ma allo stesso tempo hanno aumentato quella che è la distanza emotiva tra bambini e genitori, che delegano l’educazione dei figli a babysitter, asili nidi e attività sportive, il cui effetto spesso non è quello di spingere il bambino a socializzare, ma solo quello di diminuire i tempi dedicabili alla comunicazione tra genitori e figli, come ha fatto notare Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica all’Università di Pavia.
Anche Yehudi Gordon, ginecologo del St. John & St. Elizabeth Hospital di North London e sostenitore del parto in acqua, ha invitato le donne ad essere più madri che lavoratrici, cioè cercare di dedicare più tempo ai propri figli, allattandoli e restandogli vicino per almeno i primi due anni di vita, ed a ricorrere al parto cesareo solo in caso di effettiva necessità per la salute. Infatti per i bambini è importante essere abbracciati quando piangono e si lamentano, oltre che giocare in libertà e avere attorno un gruppo di persone amorevoli oltre al padre ed alla madre.
Insomma essere genitore è un mestiere ‘antico’, che i nostri ‘progenitori’ svolgevano meglio di noi sebbene sprovvisti di carrozzine, passeggini, pappe pronte sottovuoto e tutti gli ultimi ritrovati tecnologici per la cura e la salute del bambino. I tempi moderni hanno sicuramente fornito gli strumenti più adatti alla crescita della nuova generazione, ma contemporaneamente l’ hanno privata delle coccole, del calore affettivo e delle attenzioni dei genitori, elementi essenziali e necessari per uno sviluppo mentale e fisico sano ed equilibrato di ogni bambino.