Papa pensionato scrive a Odifreddi, Papa regnante a Scalfari, ai poveri telefona

Daniela Ranieri. “Papa Ratzinger ha battuto Odifreddi”

Papa Ratzinger, Benedetto XVI, ha preso il vezzo del collega e successore Bergoglio,Papa Francesco: scrivere alla gente illustre. Ratzinger ha scritto a Piergiorgio Odifreddi, proprio come Bergoglio ha scritto a Eugenio Scalfari.

Daniela Ranieri, autrice di Aristodem, libro sui nuovi radical chic

, ha scritto per il Fatto quello che molti cominciano a pensare, che il troppo stroppia:

“Ultimamente se ti suona il postino o è Equitalia o il Papa. Ti intendi poco di teologia, ma hai un paio di bollettini arretrati. Non vuol dire niente: il Papa in carica ti telefona se sei povero, come la Vergine di Lourdes appariva alle pastorelle analfabete; l’altro Papa, l’emerito, ti scrive se sei colto, upper- class, ateo”.

Nota: lo schema ha subito una variante, perché Bergoglio, a quanto riferisce Dagospia,  ha anche telefonato a Scalfari, invitandolo in Vaticano.

Ma il ragionamento,nel suo insieme, regge lo stesso.

E si chiede, Daniela Ranieri:

A quando una telefonata di Bergoglio a Raffaele Morelli sull’autostima?

Una cartolina a Cacciari sulla soteriologia?

Un telegramma a Henri-Lévy sui matrimoni monosessuali?

Un sms sul concetto di amore a Michela Marzano?

Il caso di Bergoglio che ha scritto a Scalfari è arcinoto, diffuso in prima pagina sul quotidiano la Repubblica e rilanciato via internet in tutto il mondo. Quello di Odifreddi ha fatto meno éclat, ma per Daniela Ranieri vale di più, perché a scrivere è stato Ratzinger. Quel che Daniela Ranieri non tiene in contro è la sviolinata di Odifreddi Ratzinger ai primi di settembre: “Papa Ratzinger è meglio di Papa Francesco”.

Pierluigi Odifreddi, ha scritto Daniela Ranieri, è

“uno scienziato talentuoso, la testa fumigante di calcoli, [che ha passato] alcune giornate a smontare la sensatezza logica di un libro dell’allora Papa Benedetto XVI. Ne esce un pamphlet, Caro Papa, ti scrivo , che mette istrionicamente in luce i passaggi per i quali I ntroduzione al cristianesimo di Ratzinger non è scientificamente attendibile.

“Il matematico Odifreddi ha scoperto nel 2011, con l’emozione della prima volta, che religione e scienza non vanno d’accordo, e ne ha resi edotti noi tutti col sorriso dell’erudito di prim’ordine che segna un punto per la Ragione sullo scacchiere universale”.

Ora, due anni dopo, nota Daniela Ranieri,

“non ti esce fuori che l’ex Papa in persona, come in una faida tra esclusi allo Strega, scrive a sua volta a Odifreddi, per spiegargli come

“a) non avesse granché senso l’operazione di dimostrare la fallacia di quella che Odifreddi stesso chiama fantascienza;

“b) il libro-dedica è pieno di imprecisioni e di lacune storiche, specie in merito a Cristo (“Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico”).

“Con l’ironia del prete di razza, l’eleganza sciolta di chi ha vissuto una vita a inumidirsi il medio per voltare paginoni di capziose, millenarie irrealtà, si concede pure di avvelenare la punta di un paio di frasi (“ciò che Lei dice (…) è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere”).

“Al confronto la lettera di Bergoglio a Scalfari pare scritta da pari a pari”.

Essendo anticlericali, scrive Daniela Ranieri e, nota bene, scrive anticlericali, non atei,

“ci verrebbe da difendere Odifreddi e da bollare la lettera del teologo come una forma pop della Santa Inquisizione”.

 

Ma non ce la fa, perché

“quanto hanno più ragione, più humour, e persino più lucidità le parole dell’ex Papa! E parliamo di uno che ha passato il suo pontificato a dire che il diavolo esiste”.

[…]

“Non bastasse, Odifreddi si emoziona, manco fosse il primo a ricevere una lettera del Papa. Non che uno scienziato debba reagire al di sopra della troppo-umanità di noi sudditi della morale o di un Bruno Vespa, né che debba vedere in un Papa solo un composto di acqua e carbonio”.

[…]

“Queste epistole Papi-atei hanno il sapore del dialogo tra privilegiati, con tutti i manierismi da salotto bene, grazie, prego, si figuri, non c’è di che, e l’abuso di parole tra il sentimentale e il trascendente, proprio quello di cui si sentiva la mancanza nell’epoca dello svenimento dell’Illuminismo.

“Invece di rivoltarsi per i tagli alla ricerca, i grandi atei, aspiranti senatori a vita, divulgatori di grido, esibiscono una missiva papale, manco contenesse una onorevole scomunica.

“La pubblicità dello scambio di cortesie ha come effetto (e forse come scopo) quello di far apparire tutti gli altri interessi della vita diversi dalla fede e dalla sua sterile confutazione meschini e angusti.

“In più, come spiega Emanuele Severino sul Corriere della Sera, pontefici e aspiranti tali spesso nemmeno si capiscono, e si ringraziano a prescindere convinti di aver aggiunto qualcosa alla vita collettiva.

“Tutti gli altri fingono che quello che si dicono abbia senso. Dov’è la resistenza ironica e politica a questa controriforma salottiera? Nella scienza, che finora se l’è cavata benissimo senza Dio, figuriamoci se le servono lettere del Papa; per la quale esiste solo il dubbio e la bizzarria quantistica, altrettanto invisibile di quella di Dio ma necessaria per spiegare fenomeni reali. Più ancora, forse, nella bellezza che salverà il mondo”.

 

Published by
Marco Benedetto