La morte di Ernesto Ferrero, ex tranviere di 76 anni, ucciso a pugni da un ragazzino è una di quelle storie che fanno uscire i sentimenti più profondi, e a volte oscuri, degli italiani. La notizia dell’arresto di un sospettato, un giovane di 18 anni, non sembra placare gli animi. E sul web, fioccano i commenti, durissimi, sulla vicenda.
In casi come questo, infatti, il popolo della rete svela, a larghissima maggioranza, una vocazione forcaiola. Così, nei commenti agli articoli le espressioni più utilizzate, diventano “pena di morte”, “calci nel culo”, e “buttare via la chiave”.
Non manca, poi, chi si lancia in improvvisate analisi sociologiche e chi, infine, chiama in causa il governo, a prescindere da quale sia il colore dell’esecutivo.
Andrea, per esempio, commenta l’articolo del quotidiano CronacaQui, in modo lapidario: «Io voglio dire solo una cosa. Ammazziamolo. I suoi genitori non gli hanno dato abbastanza calci nel culo per fagli imparare l educazione». Quindi si erge a “giudice sociale”: «Un bambino cosi che si crede di fare tanto il duro non serve a nulla alla nostra società».
Nei commenti, però, non c’è solo il radicalismo forcaiolo. In tanti invocano l’ergastolo ma, alla luce dei fatti, rischiano di rimanere delusi visto che l’accusa, per il momento, è quella di omicidio preterintenzionale punibile con una reclusione tra i 10 e i 18 anni.
C’è chi se la prende con i genitori e chi, invece, obietta che dopo i 15 anni ognuno è responsabile di quello che fa. E c’è, persino, chi se la prende con la vittima, il povero pensionato «che poteva starsene a casa».
Un’umanità varia e variegata, accomunata, in fondo, dal desiderio di esprimersi comunque anche quando non si ha nulla da dire.