PARIGI – Compagno per 50 anni del mito della moda Yves Saint Laurent, per 40 anni socio della prestigiosa maison, Pierre Bergé, a 83 anni, è ancora un monumento alla vitalità. Intervistato da Repubblica, l’uomo che dobbiamo definire, approssimando per difetto, business man, editore (Le Monde, Nouvel Observateur), collezionista e mecenate, pensa giustamente anche alla morte e rivela come abbia già preparato la sua uscita di scena definitiva: sceglierà l’eutanasia.
Se la Francia non approverà una legge a favore dell’eutanasia, me ne andrò. In Svizzera, dove ho già tutto pronto. Non vorrei mai ritrovarmi prigioniero del mio corpo, senza controllare più il mio destino. (intervista a Anais Ginori, La Repubblica).
L’età conta, diciamo che i cromosomi gli concedono un’aspettativa di vita ancora considerevole: ma è proprio il momento di fine-vita della centenaria madre (a 106 anni entrò in una specie di letargo) a spingerlo a prendere le dovute cautele. Di Hollande si fida, è un suo amico e scommette sulla sua rielezione. Però non si mai, la clinica della bella morte in Svizzera è già prenotata. Oggi, tuttavia, è un altro giorno. E’ il momento delle celebrazioni di una vita straordinaria: sempre un passo dietro il genio tormentato di Yves Saint Lauent, ora il loro lungo amore è il pretesto narrativo di ben due film (un altro fu realizzato nel 2010), quello di Jalil Lespert, appena uscito in Italia, e l’altro di Bertrand Bonello.
Successi, dolori, fughe, tradimenti e riappacificazioni, il film dell’amore tra due uomini che nel ’58 era ancora considerato oltraggioso dai benpensanti, si dipana lungo il mezzo secolo dell’affermazione planetaria dell’industria della moda, fra l’altro odiata da Saint Laurent cui preferiva la parola “stile”. Ma se sul diritto a morire come si vuole Pierre Bergé propugna l’introduzione di una legge ad hoc, su quella che estende il matrimonio alle coppie gay si mostra più laico: va bene la legge ma non per questo mi debbo sposare. Con Yves bastò un Pacs, nulla di più.