Il mercato dei freelance in Italia cresce giorno dopo giorno. Secondo i dati resi noti da Istat ed Eurostat, infatti, siamo il primo Paese per numero di lavoratori autonomi in Europa con una percentuale di occupati che sfiora il 20% del totale. Questo significa che il mercato dei liberi professionisti e degli autonomi cresce a dismisura mentre, parallelamente, tramonta la cultura del “posto fisso” e aumentano i costi per le aziende che decidono di assumere formalmente nuove risorse.
Lo spostamento di assets e di capitali ha favorito la crescita dei servizi freelance e delle piattaforme ad essi dedicati per lo scambio di prestazioni lavorative e la ricerca di nuovi clienti. Si tratta di un dato molto importante da considerare per osservare la crescita dei freelance in Italia da inizio pandemia ad oggi. In questo approfondimento, quindi, vedremo in che modo si muove tale mercato e quali sono le nuove sfide a cui si prepara a rispondere.
Il freelance oggi: lavoratore ottimista che sfida l’incertezza
Moltissime analisi presenti sul web provenienti dai più autorevoli istituti di ricerca individuano il freelance come una personalità indomita che mira a sfidare la crisi dei mercati pur di ottenere migliori condizioni lavorative. Il fenomeno della crescita dei freelance, quindi, si avvicina molto a quello delle grandi dimissioni a causa dello squilibrio tra vita privata e lavorativa. L’impossibilità di conciliare la propria vita con gli impegni di lavoro, quindi, è il motore che ha catalizzato l’exploit dei freelance sul mercato.
Oscillazioni tra guadagni e occupazione
Se osserviamo i numeri globali, paradossalmente, risulta che più della metà dei freelance mondiali hanno vissuto un calo a picco della domanda nell’ultimo trimestre del 2021, mentre il 17% ritiene che si sia verificato l’esatto contrario. Ciò che risulta anche dai dati sul reddito è che parallelamente all’aumento dei liberi professionisti si sia verificato un taglio di un quarto dell’utile mentre inflazione e carovita hanno creato non poche difficoltà. In Italia, infatti, i guadagni annuali medi dei liberi professionisti si aggirano sui 18-20 mila euro mentre quelli di un dipendente a contratto sfiorano i 30 mila con tutte le garanzie di tale condizione.
Perché i freelance aumentano?
Nonostante il taglio dei guadagni la condizione di freelance sembra essere la forma di lavoro preferita sia riguardo la domanda che verso l’offerta. Il libero professionista ha maggiore autonomia decisionale sui ritmi di lavoro, può collaborare a distanza e, soprattutto, può impegnarsi con più realtà contemporaneamente. Per contro le aziende e le PMI italiane traggono vantaggio dalla riduzione dei costi di lavoro, degli spazi aziendali e persino dei benefit. L’assenza di un contratto solleva le aziende dai costi che ne derivano ed è l’aspetto che ha inciso maggiormente sul fronte della domanda a partire dagli stravolgimenti causati dalla pandemia.
Quanto ha influito la pandemia sui liberi professionisti?
L’impatto è stato molto grave. Nove professionisti su dieci hanno riportato la sospensione delle collaborazioni in essere durante la pandemia. La maggior parte dei freelance italiani ha inoltre rilevato un calo dei ricavi pari fino al 60% dei periodi pre-pandemia. Una situazione simile si è verificata in Francia dove quasi un terzo dei freelance ha valutato il fallimento o ha dichiarato che c’è un’alta probabilità di procedere per questa soluzione.
La stabilità economica dei freelance, quindi, risiede maggiormente nella presenza di un portfolio clienti diversificato con entrate che provengano da più clienti. Secondo la maggioranza dei freelance, quindi, è importante poter accettare più lavoro per far sì che i guadagni periodici li sollevino dall’incertezza dei guadagni, tipica di questa condizione.
Ciò che più preoccupa il lavoratore freelance oggi sono le imposte e i doveri fiscali rispetto al carovita. Per questo la maggior parte di essi sono organizzati con forme di risparmio e di accantonamento del denaro che permetta loro di vivere in modo sicuro e senza troppi sacrifici.
A questi dati si associano quelli dei lavoratori autonomi con redditi al di sotto dei cinquemila euro annui tra cui troviamo individui in procinto di aprire la partita IVA o in attesa di un contratto di lavoro. Gli autonomi occasionali sono il rito di passaggio all’evoluzione in freelance che, in mancanza di sostegni statali o di occasioni di lavoro, decidono poi di passare ad altre soluzioni stagionali o precarie in attesa dello sbocco lavorativo.