«L’unica cosa che mi resta dopo aver fatto sesso con una prostituta è una brutta sensazione» dichiara Ben, uno dei 700 uomini intervistati nel corso di una ricerca internazionale che ha cercato di far luce sul perché gli uomini paghino per il sesso. Un progetto che ha coinvolto sei Paesi diversi, come racconta una delle ricercatrici che vi ha preso parte, Julie Bindel, sul Guardian, e che ha preso in esame persone di ogni età (dai 18 ai 70 anni), razza e provenienza, sia single che sposati o fidanzati, per lo più istruiti e con buone capacità relazionali.
Niente facili stereotipi, dunque, per riuscire a comprendere meglio le ragioni di una pratica sempre più in voga, che ha visto raddoppiare il numero dei clienti in un solo decennio. A stupire però non è tanto il numero degli uomini disposti a pagare per una piacevole esperienza, quanto il fatto che per pochissimi di loro si tratti – alla prova dei fatti – di un’esperienza davvero piacevole.
«Non mi soddisfa mai, anche se continuo a farlo» dichiara un intervistato.
«Ogni volta penso sia semplicemente uno spreco di denaro» confessa un altro.
«Mi sento solo quanto prima» o «terribilmente in colpa per il rapporto con mia moglie» rivelano altri due.
Ma, nonostante quasi tutti definiscano i rapporti pagati a suon di moneta « insoddisfacenti, vuoti ed orribili», quasi nessuno smette volontariamente di andare a prostitute.
Certo, alla base di questa “dipendenza” a volte ci sono situazioni difficili e quasi patologiche, come quella di Alex, che dopo aver subito violenze e crudeltà durante l’infanzia non è mai riuscito a trovare una fidanzata e paga le donne perché fingano di esserlo. O quella di Darren, un giovane di bell’aspetto, ma misogino al punto da riuscire ad avere un rapporto solo con prostitute che non provino alcun piacere e subiscano l’atto come una sorta di lavoro alla catena di montaggio.
La maggior parte degli intervistati, almeno a Londra, si è detta inoltre consapevole del fatto che le ragazze siano spesso vittime della tratta internazionale, costrette a lavorare sulla strada con la forza, maltrattate e minacciate. E che non provino alcun piacere nel fare sesso con loro, ma lo ritengano qualcosa di «disgustoso, sporco, terribile e degradante». Nondimeno, continuano ad accostare con la propria macchina al marciapiede, sera dopo sera.
L’unica cosa che potrebbe fermarli, sostengono, sarebbe un inasprimento delle leggi. In altre parole, solo ci fosse il rischio che la loro condotta venisse resa pubblica e che per questo potessero essere multati o addirittura arrestati si fermerebbero. Anche se così, ammettono con agghiacciante sicurezza, «il numero degli stupri aumenterebbe». Già, perché pare quasi naturale, a loro, che senza il sesso a pagamento l’uomo avrebbe «bisogno» di violentare qualsiasi donna gli capiti a tiro.
Tra chi cerca nella prostituta intimità e confidenza (che generalmente non trova) e chi desidera semplicemente quella trasgressione che la partner non è disposta a concedere (o che lui si vergogna di chiederle), ciò che emerge dalle interviste è il ritratto di uomini confusi e sessualmente insicuri, incapaci di soddisfare i propri bisogni fisici ed emotivi sia tra le lenzuola della propria camera da letto, che tra le braccia di una provocante sconosciuta.
